L’oro viaggia ormai “a briglia sciolta”, bruciando record su record e sfondando la soglia di 2400 $ per oncia.

Quali sono le ragioni dietro il costante rialzo del bene rifugio per eccellenza? Guerre e tensioni geopolitiche senza dubbio infiammano il prezzo del metallo, ma le recenti dichiarazioni della Fed sono ciò che definisce “benzina sul fuoco”.

Nei prossimi paragrafi cercheremo di fare chiarezza.

Medio Oriente: preoccupa il rischio escalation

Il conflitto isreaelo-palestinese ha contribuito a tenere alto il prezzo dell’oro fin dal principio, ma i recenti sviluppi e la minaccia di un coinvolgimento diretto dell’Iran sono tra le ragioni del recente rialzo.

La recente notizia della risposta di Israele all’attacco iraniano ha allarmato i mercati finanziari di tutto il mondo, e nonostante la situazione si sia assestata nel giro di poche ore i trader non hanno esitato a cercare rifugio nei safe asset. Un clima di tensione favorevole al metallo giallo, che subisce un rialzo per la quinta settimana consecutiva (+2%)

Sale anche il petrolio, che dopo una settimana di ribassi ha registrato un aumento del +0,23%, raggiungendo quota 82,92 dollari al barile, rialzo sempre da imputare all'attacco di questa mattina. 

Rischi geopolitici e banche mondiali: al via la diversificazione dei portafogli

L’apprensione per le crisi geopolitiche in atto spinge le banche centrali a rifornirsi di metallo giallo: un trend affermatosi già all’inizio dell’anno e che continua a dominare il mercato, anche se con una lieve diminuzione. 

Secondo gli ultimi dati del World Gold Council le banche centrali avrebbero aggiunto altre 19 tonnellate alle proprie riserve auree: un calo di tendenza del 58% rispetto a Gennaio, motivato dal fatto che molte banche centrali hanno incrementato a loro volta le vendite di oro. 

Le ragioni per cui le banche detengono oro sono molteplici: possono scambiarlo a fini finanziari o aggiustare il livello delle proprie riserve, depositarlo per maturare interessi o usarlo come garanzia per i prestiti di mercato. Tutte le principali banche possono contare su una forte riserva aurea; inoltre, sono i maggiori detentori mondiali di lingotti.

Il grafico sottostante mostra come le banche centrali abbiano aumentato negli anni l’acquisto di oro, contribuendo a mantenere i prezzi del metallo giallo.

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L’incognita Fed

L’incertezza della Fed si è rivelata decisiva nella corsa al rialzo dell’oro. Come menzionato nel precedente articolo, l’oro tende ad apprezzarsi quando i tassi di interesse scendono, diventando più attraente rispetto ai bond.

Le aspettative del mercato sul taglio dei tassi promesso nel 2024 alimenta il prezzo del metallo giallo; inoltre il PCE index (la misura dell’inflazione più monitorata dalla Fed) ha confermato un allentamento delle pressioni inflazionistiche, rafforzando l’attesa di un allentamento della politica monetaria. 

Così, mentre il dollaro perde terreno in vista del taglio dei tassi, l’oro continua a bruciare record su record.

Di seguito una ricostruzione dell’andamento dell’oro a seguito delle dichiarazioni di Jerome Powell, Presidente della Fed.

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Cresce la domanda cinese

Altro fattore determinante nella crescita dell’oro è la domanda cinese, che negli ultimi mesi ha aggiunto notevoli volumi di lingotti alle proprie riserve. 

In salita anche gli acquisti dei cittadini privati: i giovani tra i 25 e i 34 anni, in particolare, sono diventati i maggiori consumatori di oro fisico. Il metallo giallo è un bene indispensabile per la creazione di gioielli alla moda, spesso impreziositi da elementi culturali in accordo con il nuovo trend del “China Chic”: una tendenza in voga tra i giovani che mira alla rivisitazione in chiave moderna dello stile cinese tradizionale. 

I giovani cinesi vantano un forte concetto di investimento e gestione finanziaria: per questo, oltre a rivestire un ruolo cruciale nell’industria fashion, l’oro rappresenta per le nuove generazioni un efficace strumento di protezione dal deprezzamento dello yuan.

Argento al rialzo sulla scia dell’oro

L’impennata dell’oro ha incoraggiato la crescita del metallo bianco, che ha raggiunto il picco di 28 dollari per oncia. Mai così alto da giugno 2021.

Un buon contributo al risultato dell'argento è dovuto anche all’attività manifatturiera in crescita. Soddisfacenti i dati legati al PMI statunitense, che mostrano il mercato in espansione per la prima volta dal 2022. Risultati incoraggianti anche dal settore manifatturiero cinese e giapponese.

Nel nostro precedente articolo abbiamo menzionato l’importanza dell’argento a livello industriale: i dati positivi legati alla manifattura sorridono al metallo bianco e giustificano la spinta rialzista degli ultimi mesi.

Da menzionare anche la diminuzione delle scorte d’argento. Si ipotizza addirittura che quest’anno il settore sarà in deficit: l’offerta totale di argento nel 2023 è stata pari a 1,02 miliardi di once a fronte di una domanda di 1,16 miliardi.

Nel grafico sottostante è evidente l’andamento crescente dell’argento negli ultimi mesi, al di sopra delle medie mobili esponenziali (EMA) a 50 e 100 settimane. Un trend al rialzo che giustifica l’ottimismo degli investitori sulle sorti del metallo bianco.

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Fonti: