Anche la settimana appena conclusa è stata caratterizzata principalmente dalla debolezza del dollaro (e dalla forza dell’euro), nonostante i tre rialzi dei tassi messi sul tavolo dalla FED entro la fine dell’anno. Tale debolezza ha sostenuto i listini americani, che puntualmente hanno fatto segnare nuovi record a discapito delle borse europee, penalizzate dal tasso di cambio relativamente alto. Parlare di eccessiva euforia, a questo punto, non sembra un’esagerazione dato che, ad esempio, l’indice S&P500 è a meno di 50 punti dal target previsto per fine anno (2850, attualmente oscilla sui 2802), mentre il Dow Jones viaggia stabilmente sopra i 26.000 punti. A beneficiare di un biglietto verde così debole sono state tuttavia anche le materie prime quotate in valuta americana (in particolare petrolio WTI e metalli preziosi). Il Dollar Index è ai livelli più bassi degli ultimi tre anni, e secondo diversi analisti la discesa potrebbe continuare ancora a lungo.

 

Il Dollar Index è ai minimi da 3 anni

Le ragioni sono presto spiegate: le politiche del presidente Trump vengono percepite come “isolazioniste” e spingono gli operatori a prevedere un minor ruolo del biglietto verde sui mercati globali. Cresce anche il timore di una frenata dell’economia americana, che in molti ritengono sia quasi giunta al capolinea dopo un macro ciclo espansionista. A tutto ciò vanno inoltre sommati gli effetti della riforma fiscale, la quale potrebbe gonfiare il debito americano fino a fargli raggiungere l’astronomica cifra di 1000 miliardi di dollari alla fine del 2019 (secondo le stime di Goldman Sachs e JP Morgan).

Sul fronte europeo i buoni dati economici (e un compartimento azionario con quotazioni non esasperate) spingono verso l’alto la valuta unica: tale rafforzamento desta tuttavia qualche preoccupazione ai funzionari della BCE dato che l’inflazione continua a rimanere la grande assente di questa faticosa ripresa. Infine questa settimana va sottolineata una ripresa della volatilità: il VIX ha alzato la testa (dopo aver segnato un numero record di chiusure sui minimi). Sarà dunque il 2018 un anno di saliscendi sui mercati? In tanti scommettono di sì, soprattutto in vista di una politica monetaria meno accomodante.

 

Oro (XAUUSD)

Settimana leggermente negativa per il metallo giallo la cui ascesa viene bloccata dal muro dei 1345 dollari l’oncia. Tale livello è un test fondamentale per l’oro. Nonostante le posizioni degli speculatori siano nettamente rialziste (secondo i dati pubblicati dal Comex) quest’ultime sono in parte controbilanciate dai produttori che, visto il prezzo, potrebbero decidere di vendere massicciamente nel caso in cui lo scenario rialzista inizi a venire meno. Da monitorare ovviamente il biglietto verde: un rimbalzo di quest’ultimo avrebbe un effetto negativo sui preziosi e sulle materie prime denominate in dollari. Al momento solo un forte movimento al di sopra dei 1350 $/oz sarebbe in grado di fornire ulteriori spinte al prezzo.

Grafico giornaliero XAUUSD (principali supporti e resistenze)

Sul grafico settimanale il quadro generale rimane positivo anche se la zona in cui il prezzo sta oscillando è piuttosto ostica. Attualmente le quotazioni potrebbero rifiatare ed assestarsi sui livelli attuali nel range 1300 – 1350.

Grafico settimanale XAUUSD (principali supporti e resistenze)

 

Argento (XAGUSD)

Il metallo ha seguito anche questa settimana il fratello maggiore ed è stato respinto dalla forte trendline ribassista che trova il suo apice a luglio 2016 (poco sopra i 21 dollari l’oncia). L’outlook passa da essere moderatamente positivo a neutrale: nel range odierno le resistenze verso l’alto sono parecchie e le dinamiche di domanda e offerta non paiono essere particolarmente favorevoli per innescare ulteriori slanci. Anche in questo caso la debolezza del dollaro giocherà un ruolo fondamentale.

Grafico settimanale XAGUSD (principali supporti e resistenze)

 

Platino (XPTUSD)

Dopo aver toccato i minimi di periodo a 890 $/oz il platino è rimbalzato vigorosamente e si appresta a testare la parte alta del canale laterale in cui il prezzo ha oscillato negli ultimi 2 anni. Attualmente il quadro è positivo ed è sostenuto da buoni fondamentali (in particolar modo la domanda proveniente dall’Oriente che sta spingendo verso l’alto i prezzi del metallo). Da notare come le quotazioni (a differenza di oro e argento) siano riuscite a bucare la trendline ribassista di lungo corso che – come nel caso dell’argento – ha visto il suo massimo a luglio 2016. Diminuisce il differenziale con il palladio (ora di circa 100 dollari l’oncia). Se la corsa dovesse continuare le prossime resistenze si trovano a 1025 e successivamente a 1050 dollari l’oncia.

Grafico settimanale XPTUSD (principali supporti e resistenze)

 

Palladio (XPDUSD)

Pausa di assestamento per il palladio che anche questa settimana ha sfondato il record della precedente. Il prezzo del metallo, dopo aver sfiorato i 1160 dollari l’oncia, ha ritracciato leggermente per poi stabilizzarsi attorno ai 1100. La forte domanda continua a sostenere le quotazioni, soprattutto alla luce di un’offerta che non riesce a stare al passo. Inizia tuttavia a sorgere un certo scetticismo tra gli analisti: sono sempre di più quelli che ritengono il prezzo eccessivo, dato che lo sbilanciamento attuale potrebbe mantenersi tale solo a fronte di un mercato dell’auto in continua espansione per tutto il 2018. Una frenata in quest’ultimo settore potrebbe dunque provocare una forte correzione del prezzo (riducendo in questo modo lo spread col platino).

Grafico settimanale palladio (principali supporti e resistenze)

 

Eurodollaro (EURUSD)

La moneta unica continua ad essere una delle valute preferite dagli operatori specie se confrontata col dollaro. Come si evince dal grafico sottostante le quotazioni sono riuscite a bucare l’estremo superiore del box laterale (1,15 – 1,20) e paiono voler puntare ad un test degli 1,25. Il principale driver è sostanzialmente rappresentato dalle aspettative degli analisti i quali ritengono che il Quantitative Easing sia ormai agli sgoccioli. A spingere l’euro verso l’alto sono inoltre i flussi di capitali provenienti dall’estero, un trend che potrebbe perdurare nel corso di tutto il 2018 (sono infatti numerosi i gestori di fondi che si sono detti propensi ad allocare la fetta più grande del portafoglio azionario su titoli UE, sottovalutati rispetto a quelli USA).

Grafico settimanale EURUSD (principali supporti e resistenze)

 

In breve

ORO

Resistenze

1335 - 1350

1375

Supporti

1235 - 1250

1290 - 1300

 

ARGENTO

Resistenze

17,25

17,70

Supporti

15,60 - 16,15

16,62 -16,65

 

PLATINO

Resistenze

990

1010 - 1045

Supporti

890

910 - 915

 

PALLADIO

Resistenze

1100

1150 - 1175

Supporti

960

985 -1000

 

EURUSD

Resistenze

1,21 – 1,22

1,25

Supporti

1,1850

1,19

Fonti: UBS, JP Morgan, Goldman Sachs, Commerzbank, Bloomberg, Thomson Reuters.

 

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