Nonostante la Fed stia rialzando i tassi, i prezzi del metallo giallo restano stabili. In particolare l’oro è stato in grado di mantenere la sua posizione dopo che la Fed ha aumentato i tassi di interesse del 75% punti base la seconda settimana di giugno: si tratta del più grande aumento dei tassi degli ultimi 30 anni.

Secondo Kristina Hooper – Chief Global Market Strategist di Invesco – i prezzi del metallo giallo sarebbero destinati ad essere ben supportati da un sentiment ribassista, che dovrebbe accompagnare i mercati finanziari per tutto il resto dell’anno.

Nelle ultime settimane, la Fed ha continuato a far salire i rendimenti reali. Questo scenario è generalmente “negativo” per l'oro, poiché non generando una rendita, aumenterebbero i costi-opportunità legati ad altre scelte di investimento.

Tuttavia l’oro sta mantenendo la sua posizione:

  • la mossa di 75 punti base da parte della Fed avrebbe rappresentato per molti investitori un importante segnale di spinta dell’economia verso la recessione;
  • alla mossa iniziale - senza precedenti - la Banca centrale statunitense ha segnalato anche un'altra operazione analoga, prevista nel mese di luglio;
  • il tasso sui fondi federali potrebbe spingersi fino al 3,5% entro la fine di quest'anno e raggiungere il 4% nel 2023.

Nei mercati azionari si starebbe quindi diffondendo un sentiment ribassista, che innescherebbe la domanda di oro come un rifugio sicuro.

L'inflazione e le misure della Fed

Sebbene il mese scorso l'inflazione abbia raggiunto un nuovo massimo da 40 anni, Hooper sottolinea che la vera paura è un'inflazione alta e persistente nel prossimo futuro: a maggio negli Usa l’indice dei prezzi al consumo è salito all’8,6% e secondo un sondaggio dell’Università del Michigan l’inflazione sarebbe destinata ad oscillare intorno al 3,3% nei prossimi 3-5 anni.

Secondo Hooper, in questo contesto la Federal Reserve continuerà ad anticipare la sua politica monetaria, alzando i tassi di interesse in modo aggressivo. Le aspettative di inflazione tuttavia sono relativamente basse rispetto ad altri periodi: guardando agli anni '80, il presidente della Fed Paul Volker ha alzato i tassi di interesse così in alto da uccidere l'inflazione, spingendo l'economia in recessione. Negli anni '80 in particolare le aspettative di inflazione a lungo termine erano intorno al 9,7%.

 

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