Con l’aggravarsi delle tensioni sul fronte russo-ucraino, il prezzo dell’oro ha avviato un rally. L'inversione di tendenza risale a martedì 15 febbraio 2022, quando il metallo giallo ha sfondato i 1850 $/oz. Da qui si è innescata una vera e propria ascesa, che nell'arco di pochi giorni lo ha portato oltre i 1900 $/oz:

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Quotazione oro (Dollaro/oncia) – Fonte: IlSole24Ore

 

Secondo gli analisti di Morgan Stanley – banca d’affari con sede a New York – il motivo è presto detto: il conflitto avrebbe conseguenze pesanti considerando le problematiche nelle forniture e il rialzo dei prezzi di gas naturale e petrolio.

Secondo gli ultimi dati Eurostat, l'Unione Europea utilizza il gas naturale per coprire il 25% del proprio fabbisogno di energia primaria. La Russia ha le più grandi riserve mondiali e fornisce all'Europa occidentale circa il 40% dei suoi consumi, diventando di fatto il principale fornitore. Un terzo delle forniture arrivano in Europa attraverso l'Ucraina.

La paura che, in caso di conflitto, l’Europa debba rinunciare a quel 30% avrebbe generato timori tra analisti e investitori. Il prezzo del gas naturale è così schizzato all'hub olandese (+8.17%): al rialzo i prezzi anche all’hub britannico (+7,58%).

Lato petrolio, la Russia attualmente esporta circa 5 milioni di barili al giorno di greggio.

Visto che le esportazioni di energia rappresentano il 60% di tutte le esportazioni russe e il 30% del Pil del Paese, le sanzioni da parte dei leader occidentali potrebbero essere un deterrente (o una risposta punitiva) in caso di invasione. Secondo gli analisti Morningstar, tuttavia, c’è da aspettarsi che le esportazioni russe di greggio non vengano toccate. Sarebbero troppo importanti le ripercussioni in patria: l’offerta soffocherebbe ,con conseguente incremento del prezzo, già molto elevato.

Dall’altro lato, la Russia potrebbe di proposito scegliere di limitare le proprie esportazioni di petrolio e gas per punire Usa e Unione Europea. Tuttavia questo sarebbe un enorme sacrificio per la Russia stessa, data la sua dipendenza da entrate di petrolio e gas. Inoltre ciò farebbe irrigidire ulteriormente i già tesi rapporti con le potenze europee. 

Sembrerebbero dunque da escludersi sanzioni e limitazioni di esportazioni volontarie.

L'invasione, tuttavia, genera il timore del blocco dei flussi via mare con shipping dal Mar Nero, punto strategico da dove mediamente la Russia esporta 2 milioni di barili al giorno. Sebbene la maggior parte delle spedizioni arrivi nelle raffinerie europee attraverso l’oleodotto Druzhba - che attraversa la Bielorussia aggirando l’Ucraina – il rischio di chiusura dei canali con conseguente flessione dell’offerta resta comunque un’ipotesi reale considerata dagli investitori. 

Il rischio geopolitico arrivato con la crisi sarebbe elemento chiave nell’aumento dei costi dell’energia: secondo Morgan Stanley il conflitto determinerebbe un vero e proprio boom dell'inflazione.

Lo scenario attuale, quindi, avrebbe spinto gli investitori verso l'oro - bene rifugio per eccellenza - innescandone il rally.