Quella appena trascorsa è stata una settimana incandescente dal punto di vista geopolitico: l’ultimo test missilistico (con tanto di invasione dello spazio aereo giapponese) ad opera della Corea del Nord ha pesantemente indispettito gli Stati Uniti che a questo punto vogliono rimettere sul tavolo l’ipotesi di un intervento militare. Le continue provocazioni del regime di Kim Jong-un stanno accelerando una nuova corsa agli armamenti con ovvie ripercussioni sui mercati finanziari.

Tuttavia, non sono state solamente le tensioni tra USA e Corea ad impensierire gli operatori: sempre questa settimana il governo americano ha intimato alla Russia di chiudere il proprio consolato di San Francisco entro e non oltre il 2 settembre. Tale richiesta rappresenta l’ultimo di una serie di episodi del botta e risposta tra le due potenze che appaiono essere sempre più ai ferri corti. Ricordiamo che Putin fece una analoga richiesta alla controparte americana (ossia di dimezzare il numero di diplomatici statunitensi sul territorio russo) dopo il via libera del Congresso a nuove sanzioni. Nel frattempo il ministro degli esteri russo Sergey Lavrov annuncia che il proprio governo sta già valutando provvedimenti a riguardo.

E così il meeting tenutosi a Jackson Hole a cavallo tra venerdì e domenica scorsa (che ha visto la partecipazione di diversi banchieri centrali tra cui Yellen e Draghi) è passato in secondo piano. Del resto, dall’incontro non sono emerse novità eclatanti dal punto di vista della politica monetaria.

In secondo piano sono passate anche alcune indiscrezioni circa l’attesissima riforma fiscale americana che vorrebbero l’iter vicino al completamento: il cosiddetto “buy the rumor, sell the news” non si è verificato come di consueto.

Nella giornata di venerdì sono inoltre usciti i dati riguardanti il mercato del lavoro USA (nello specifico le buste paga del settore non agricolo): mancate anche questa volta le aspettative degli analisti, con 156.000 nuovi posti di lavoro contro gli attesi 180.000.

Sempre venerdì si sono verificati forti movimenti sul cambio EURUSD in seguito ad alcuni rumors: secondo alcune fonti vicine alla BCE il board dell’istituto con sede a Francoforte starebbe valutando di posticipare almeno fino a dicembre le decisioni sul programma di acquisti di bond (QE).

 

Oro (XAUUSD)

Questa settimana il metallo giallo ha spiccato il volo, spinto sia dal riaffacciarsi delle tensioni tra USA e Corea del Nord, sia dal biglietto verde che prosegue la corsa al ribasso rendendo maggiormente conveniente l’acquisto di materie prime quotate in dollari. Il prezzo dell’oro, dopo i diversi tentativi falliti nelle scorse settimane, è riuscito finalmente a sfondare l’area 1295-1300 $ e si appresta probabilmente a un test dei 1350 dollari l’oncia. Le quotazioni permangono ben al di sopra delle medie mobili a 55,100 e 200 giorni. L’outlook di lungo termine – a patto che il dollaro non inverta bruscamente la sua discesa – è costruttivo: se raggiunto e bucato il livello dei 1350 dollari ci sarebbe spazio per tentare un approdo ai 1375 $/oz. Ricordiamo che il prezzo è riuscito a sfondare al rialzo una trendline storica (vedi grafico sottostante).

Grafico giornaliero XAUUSD (principali supporti e resistenze)

Grafico mensile XAUUSD (principali supporti e resistenze)

 

Argento (XAGUSD)

L’argento, a differenza dell’oro, ha beneficiato in minor misura delle tensioni geopolitiche. Il prezzo continua ad oscillare attorno alle medie mobili settimanali a 55 e 200 (rispettivamente a 17,40 e 17,43). La fase in corso potrebbe essere vista come una fase di consolidamento: in presenza di forti driver il metallo potrebbe dapprima ai 17,80 $/oz (massimi relativi di periodo) e successivamente in area 18,70 $/oz (massimi di aprile).

Grafico XAGUSD (principali supporti e resistenze)

 

Platino (XPTUSD)

Per quanto riguarda il platino l’outlook di breve periodo è neutrale-positivo. Questa settimana il metallo ha proseguito la corsa al rialzo ed è ormai in prossimità dei 1000 dollari l’oncia che, se passati, potrebbero portare il prezzo verso area 1015. I principali supporti, in caso di inversione, si trovano a 955 $/oz e a 945 $/oz. Al momento tuttavia una caduta del prezzo così repentina è abbastanza improbabile poiché il metallo è ben al di sopra delle medie mobili a 55 e 200 giorni.

Grafico XPTUSD (principali supporti e resistenze)

 

Palladio (XPDUSD)

Il trend rimane positivo per il palladio. Il metallo sembra indirizzato verso la soglia psicologica dei 1000 dollari l’oncia sebbene in settimana la salita si sia leggermente arrestata e trasformata in una fase di consolidamento. Un cambiamento di rotta verso il basso potrebbe far adagiare il prezzo sui 914 $/oz, livello che in passato ha funto da resistenza. Come già anticipato nel precedente report una lieve correzione al ribasso non è da escludersi.

Grafico XPDUSD (principali supporti e resistenze)

 

Eurodollaro (EURUSD)

Il cambio EURUSD ha raggiunto in settimana la soglia psicologica di 1,20 spingendosi pure al di sopra per un breve periodo di tempo. I recenti rumors che vedono una BCE indecisa sull’avvio del cosidetto tapering potrebbero innescare delle vendite (soprattutto in un’ottica di prese di profitto).Tuttavia, i recenti dati sullo stato di salute dell’economia americana non lasciano troppo spazio ad un rafforzamento del biglietto verde contro la valuta dell’eurozona. Le prossime riunioni di BCE e FED in programma a settembre saranno dunque decisive per direzionare il cambio.

Grafico EURUSD (principali supporti e resistenze)

 

Per concludere

ORO

Resistenze

1350

1375

Supporti

1285-1295

1325

 

ARGENTO

Resistenze

17,50-17,60

17,80-18,60

Supporti

16-16,10

16,50-16,80

 

PLATINO

Resistenze

1015-1045

1050-1080

Supporti

885-920

950-965

 

PALLADIO

Resistenze

950-1000

1100

Supporti

885-883

910-915

 

EURUSD

Resistenze

1,20-1,25

1,1880-1,19

Supporti

1,1350

1,15-1,17

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Fonti: Bloomberg, Commerzbank, MPS Capital Services, Mitsubishi Corporation International. Finito di redigere alle 17:00 di venerdì 1° settembre 2017.