Il 2020, anno che ha visto i metalli tornare ai massimi storici, sta per volgere al termine. È dunque tempo di ipotizzarne il percorso nell'anno alle porte.

L'indiscusso, quanto spiacevole, protagonista dell'anno in corso è stato il virus Covid-19 che, complici i numerosi lockdown, ha minato le economie dell'intero globo. L'impatto sui consumi e i minori redditi hanno segnato privati e famiglie, con la sfera pubblica che spesso è intervenuta - più o meno tempestivamente, e con minor o maggior efficacia - nel tentativo di porre rimedio a sistemi economici ammalati.

Sul fronte sanitario, i vaccini (già autorizzati e non) sono evidentemente l'auspicio per la sconfitta della pandemia, che potrebbe dunque non interessare più del primo trimestre prossimo.

Sul fronte economico non è chiaro quanto si prolungheranno gli strascichi. In molti casi imponenti se non storici, come l'europeo Recovery Fund, a fare la differenza sono le politiche messe in atto dalle istituzioni nazionali e sovranazionali, tradotte spesso in poderosi aumenti di liquidità nei sistemi. In tale quadro, come spesso accade, la prima beneficiaria di tali misure è l'inflazione, al punto che anche organismi "dogmatici" al riguardo, come la FED, si trovano a rivedere le proprie politiche.

Se appare vicina la luce in fondo al tunnel pandemico, non altrettanto si può dire per quello inflativo. Nel mercato dei metalli preziosi questo rientra inequivocabilmente tra i principali driver alla base dell'acquisto di tali commodities come beni rifugio (nella sua accezione più ampia) e a cascata, del rialzo nelle valutazioni.

Se a ciò si uniscono i rendimenti obbligazionari, altro ingrediente cardine della dieta metallifera, pressoché scontata risulterà ora la lettura dell'anno al termine.
I rendimenti in calo hanno spinto i prezzi dell'oro e dell'argento al rialzo, con i Bond del Tesoro USA a 10 anni che sono scesi a un minimo di quasi 50 punti base, mentre i rendimenti reali sono rimasti saldamente in territorio negativo dalla fine di marzo, aumentando l'attrattiva dei metalli.

Cosa aspettarsi dal 2021?

Apparentemente molte delle economie globali non possono fare a meno di rimedi fiscali e monetari che apportino ingenti masse di liquidità, e ciò potrebbe tradursi in un circolo vizioso di inflazione e tassi reali negativi. In quest'ottica sono molte le istituzioni che vedono i metalli riconquistare vette appena raggiunte, e in alcuni casi superarle.

Nel suo outlook, ING parla di un "bull market non ancora terminato" e di "oro nuovamente sopra i 2.000 $". Citibank vede il metallo giallo a 2.200 $ l'oncia nel breve termine e a 2.400 $ entro la fine dell'anno (un aumento maggiore a quello visto nel 2020, ndr). Per quanto riguarda l'argento, Barrons' predice un range di prezzo tra i 30 e i 40 $ l'oncia. Agli estremi troviamo la più cauta Goldman Sachs che vede i 30 $ come massimo per il metallo, e SaxoBank che proietta le quotazioni a 50 $ l'oncia, legando entrambe le analisi al delicato ruolo dei pannelli solari nell'industria argentifera.

Se il vaccino metterà un deciso (e definitivo) freno alla pandemia, le conseguenze economiche per contro rifletteranno sicuramente le loro ombre in tutto il 2021, segnando marcati effetti nel mercato dei metalli.