A marzo l'oro viaggiava sopra i 2000 $, prossimo a raggiungere i nuovi massimi. Da allora i prezzi hanno subito un’inversione di tendenza. Secondo Thorson, analista di FXEmpire, ciò sarebbe da ricondurre al cambiamento aggressivo nella politica della Fed.

A gennaio, attraverso il Quantitative Easing (QE), la Fed iniettava 60 miliardi di dollari al mese nei mercati: i fondi erano compresi tra lo 0% e lo 0,25% e il Tesoro a 2 anni cedeva lo 0,78%. Erano attesi solo uno, massimo due rialzi dei tassi dello 0,25% nel 2022.

Negli ultimi sei mesi invece la Fed ha del tutto smantellato le previsioni iniziali di uno, massimo due aumenti dello 0,25% nel 2022. Gli aumenti dei tassi, infatti, sono stati nettamente superiori sia dal punto di vista della frequenza che dell’intensità.

Le misure Fed anti inflazione hanno determinato un aumento di tassi negli ultimi sei mesi più unico che raro, innescando una progressiva discesa del prezzo dell’oro.

Tuttavia nella giornata di ieri - lunedì 3 ottobre 2022 - i prezzi del metallo giallo sono tornati ad aumentare di oltre il 2%, spinti da un improvviso calo del dollaro USA e dei rendimenti obbligazionari. Secondo Financial Post, ciò sarebbe da ricondurre ai nuovi minimi che avrebbero attirato gli investitori. Si è innescato tra l'altro anche un rally dell'argento che, superando l'8%, si è confermato essere nel suo giorno potenzialmente migliore dal 2008.

  • L'oro spot è salito del 2,3% a 1.698,48 $ l'oncia, il suo più grande aumento giornaliero dall'8 marzo;
  • l'argento è salito dell'8,8% a 20,67 $ l'oncia, il massimo da metà agosto.

 

Dollaro e rendimenti dei titoli del Tesoro USA in in flessione

Negli ultimi sei mesi il dollaro USA si è progressivamente apprezzato nei confronti delle principali valute come euro, yen, sterlina britannica e renminbi cinese. I rialzi dei tassi di interesse da parte della Fed in questo 2022 hanno incrementato la prospettiva di rendimenti più elevati negli Stati Uniti rispetto ad altre aree valutarie,  determinando un aumento di domanda di valuta statunitense e dunque il suo apprezzamento. Nella giornata di ieri, tuttavia, il dollaro si è allentato, favorendo così la domanda di lingotti da parte degli acquirenti d'oltremare. La domanda è altresì sostenuta dai rendimenti dei titoli del Tesoro USA a 10 anni,  scesi al minimo di oltre una settimana.

 

Costo dell’energia – il caso Nord Stream

Negli ultimi due giorni i costi dell’energia hanno subito un incremento repentino. L’attacco alle linee 1 e 2 del Nord Stream - il gasdotto che collega la Russia all’Europa - nel tratto di mar Baltico tra Danimarca e Svezia hanno fatto immediatamente schizzare verso l’alto i prezzi dell’energia. I servizi di sicurezza tedeschi ritengono che i tubi Nord Stream siano stati danneggiati probabilmente da un attacco e possano diventare del tutto inutilizzabili se le riparazioni non avverranno nel giro di breve tempo, poiché l’acqua salata potrebbe corrodere i materiali compromettendone del tutto il funzionamento.

Si intensificano così i problemi di approvvigionamento energetico per l’Europa: le quotazioni del gas salgono fortemente sul mercato di Amsterdam, con il conseguente e forte rischio di nuovi aumenti dei costi dell’energia. Dati Ansa prevedono per il prossimo mese un aumento del 50% dell’energia elettrica e del 70% per il gas.

 

Possibile effetto domino?

L'ulteriore aumento dei costi energetici potrebbe innescare una spinta all’aumento dei prezzi delle merci e un abbassamento dei redditi reali. Ne deriverebbe una riduzione ulteriore di domanda di beni e servizi, con conseguente abbassamento del volume di affari di molte aziende. Ciò potrebbe indurre le stesse a ridurre i posti di lavoro, inasprendo la profonda spirale di recessione.

Questo scenario andrebbe a inserirsi in un contesto economico di per sé già complesso.

Come visto nel precedente articolo in occasione del FOMC di settembre, l’obbiettivo dichiarato dalla Fed di voler portare l’inflazione USA al 2% - ad agosto pari all’8,3% - non sarebbe infatti raggiungibile secondo Powell se non attraverso una strada “indolore”,  caratterizzata da nuovi ed ulteriori aumenti dei tassi, fattore questo che determinerebbe una contrazione dei consumi e dunque il rallentamento dell’attività economica. Già la scorsa settimana è stato disposto un ulteriore aumento di 0.75 punti base, il quinto rialzo del 2022.

 

Scenari a confronto

Secondo Market Capital, altresì, il dollaro sarebbe percepito sempre più come “rifugio sicuro”, dato che secondo molti investitori il mercato statunitense sarebbe in grado di resistere alla crisi. Michael Langford, direttore della società di consulenza Airguide, commenta: "Il forte dollaro USA sta mettendo pressione... Il mercato è alla ricerca di certezze e stabilità che di recente sembrano scarseggiare".

Dall’altro lato, tuttavia, occorre considerare un problema fondamentale: le cadute di decenni di espansione del denaro fiat. L'atteso aumento dei tassi di interesse, potrebbe innescare forti pressioni sui mutuatari, che troverebbero sempre più difficile adempiere alle loro scadenze. Con gli aumenti dei tassi le banche centrali potrebbero dunque far esplodere la bolla generata dopo le importanti emissioni di moneta legale avvenute in passato.

La recessione che ne deriverebbe - con le aziende che cessano l'attività, disoccupazione di massa e inadempienze creditizie su larga scala - potrebbe degenerare in depressione, che potrebbe rovesciare l'intera architettura del denaro fiat.

 

In forte ripresa la domanda di oro in Cina

Nel frattempo, durante la terza settimana di settembre, il prezzo dell’oro allo Shangai Gold Exchange è balzato a 43,60 $/oz sul prezzo spot di Londra, suggerendo l’aumento di domanda di metallo giallo da parte di uno dei massimi acquirenti mondiali. 

Nonostante i blocchi parziali sulle principali città apposti per contenere la pandemia Covid-19, l’incremento della domanda sarebbe stata determinata dai produttori che, in vista dell’atteso picco stagionale di consumo di oro dettato delle cerimonie, ne avrebbero fatto scorta nel mese di agosto, determinando un boom di importazioni. A supporto della domanda anche il complesso di Shenzhen – uno dei massimi poli produttivi di oro cinese - rimasto comunque attivo nonostante la pandemia, oltre che un prezzo locale relativamente stabile.

 

 

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Fonti