È opinione diffusa che l'attuale euforia sui vaccini, unitamente alle speranze di una rapida ripresa economica a livello globale, sia alla base dell'ipervalutazione nella maggior parte degli assets. Specchio evidente della mancata considerazione di elementi come l'inflazione - o iperinflazione, a cui le valute fiat certamente andranno incontro-, la critica situazione occupazionale e il latitante livello dei consumi che pervadono (almeno) il mondo occidentale.

Tali fattori antagonisti della sperata ripresa economica sono in realtà molto più probabili di quello che si possa pensare: ne è diretta riprova il recente annuncio della FED sul tasso di inflazione.

Gli stessi elementi che già in passato hanno guidato il prezzo dell'oro verso vette inesplorate: l'oro, all'improvviso meno luccicante, difficilmente deraglierà dai binari del lungo termine.

Per contro, appare quasi assodata una sua forte sottovalutazione, come una più attenta analisi incrociata sulle commodities ci suggerisce: stima probabilmente frutto della natura di bene rifugio che l'oro sconta, antitesi di un "mercato-struzzo" troppo frenetico per valutare ciò che le attese misure fiscali (globali) innescheranno.