A destare qualche ulteriore preoccupazione tra gli investitori vi è stata inoltre la crescita della curva dei rendimenti del reparto obbligazionario (2 – 10 anni) sia per quanto riguarda la zona euro siaLa settimana è stata caratterizzata da qualche turbolenza sui listini azionari, nonstante i dati macroeconomici (americani ed europei) non siano peggiorati. Le cause sono ascrivibili sostanzialmente a ragioni tecniche (leggasi realizzi) dopo lo sprint di gennaio che ha visto segnare diversi record agli indici mondiali. A far accelerare le vendite (specie nel Vecchio Continente) è stata la pubblicazione del bilancio annuale e trimestrale di Deutsche Bank, ampiamente sotto le attese degli analisti (perdite in riduzione ma terzo anno negativo di seguito). Il titolo del colosso bancario è scivolato del 6% nella mattinata di venerdì 2 febbraio, trascinando con sé il compartimento dei bancari.

A destare qualche ulteriore preoccupazione tra gli investitori vi è stata inoltre la crescita della curva dei rendimenti del reparto obbligazionario (2 – 10 anni) sia per quanto riguarda la zona euro sia per ciò che concerne i treasuries decennali americani. Il rendimento di quest’ultimi viaggia vicino al 2,8%: segnaliamo che per diversi analisti livelli compresi tra il 2,7 e il 3% sono considerati presagio di un mercato orso, non solo per i bond ma anche per le equities.

 

Grafico: il rendimento dei treasuries decennali

 

Le vendite hanno tuttavia riguardato praticamente ogni settore, borse asiatiche e criptovalute comprese. Queste ultime sono state pesantemente colpite dalle vendite soprattutto in seguito alle recenti affermazioni del governo indiano, il quale si è detto disposto ad adottare ogni misura necessaria affinché il loro utilizzo venga sradicato del tutto.

 

I principali listini occidentali colpiti dalle vendite

Nella giornata di venerdì sono stati infine pubblicati i dati sull’occupazione americana: ottimi i risultati riguardanti sia i nuovi posti di lavoro sia l’aumento dei salari. I mercati azionari hanno reagito positivamente mentre i preziosi sono stati venduti a causa della ritrovata forza del dollaro.

 

Lo scoppio della bolla?

A sinistra, l’andamento delle principali criptovalute; a destra, l’andamento delle quotazioni dei tulipani durante la famosa bolla di inizio 600 (Foto sx: Consob)

 

Oro (XAUUSD)

Il mancato sfondamento del massimo relativo in area 1350 – 1360 $/oz ha innescato alcune prese di profitto da parte degli investitori, soprattutto a seguito dei dati pubblicati venerdì sul mercato del lavoro americano, al top dal 2009. Ad accentuare la debolezza del metallo giallo è stata la forza del dollaro, il cui movimento ribassista delle ultime settimane pare essersi fermato. Il trend rimane rialzista, tuttavia sarà necessario bucare con forza la soglia dei 1350 dollari l’oncia affinché la tendenza rimanga intatta. Un ulteriore fallimento potrebbe essere guardato dagli operatori come un doppio massimo, segnale fortemente ribassista. Da monitorare l’area attorno ai 1310-1320 dollari, la quale potrebbe fornire un buon punto di appoggio per una ripartenza verso l’alto.

Grafico giornaliero XAUUSD (principali supporti e resistenze)

Anche sul grafico settimanale l’outlook di lungo termine rimane positivo. L’area 1350 – 1375 continua a risultare particolarmente ostica per le quotazioni dell’oro. Da segnalare il crescente interesse degli investitori nei confronti del compartimento dei metalli: secondo i dati del Chicago Mercantile Exchange (CME) nel mese di gennaio sono stati scambiati mediamente 763.000 contratti al giorno, in crescita del 45% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (525.000/giorno).

Grafico settimanale XAUUSD (principali supporti e resistenze)

 

Argento (XAGUSD)

Il metallo continua a rimanere incastrato in un range relativamente esiguo dal quale non riesce ad emergere (16,75 – 17,60 $/oz). Così come per l’oro, le quotazioni continuano a venire influenzate dall’andamento del dollaro. Quest’ultimo in settimana ha trovato una buona base, spinto non solo da una FED più aggressiva del solito, ma anche dagli ottimi dati macroeconomici che dipingono un quadro economico americano particolarmente roseo. Le quotazioni tuttavia continuano a rimanere sopra la media mobili a 100 e 200 giorni. Solo una discesa sotto il pavimento dei 17 dollari potrebbe innescare ulteriori spunti ribassisti. Al contrario, uno slancio sopra i 17,70 potrebbe innescare nuove ondate di acquisti.

Grafico giornaliero XAGUSD (principali supporti e resistenze)

 

Platino (XPTUSD)

Il metallo ha oscillato tutta la settimana in un range ristretto, comunque gravitando sempre attorno ai 1000 dollari l’oncia. Da tale livello alcune prese di profitto (specie in chiusura di settimana) appaiono fisiologiche. Il prezzo ha dei solidi supporti attorno ai 980 $/oz prima e in area 950$ poi. Secondo diversi analisti il mercato del 2018 sarà caratterizzato da un leggero deficit di offerta di circa 280.000 once. Così come per il palladio, il monitoraggio del mercato automobilistico è d’obbligo.

Grafico giornaliero XPTUSD (principali supporti e resistenze)

 

Palladio (XPDUSD)

Terza settimana di vendite per quanto riguarda il palladio. Il metallo rimane comunque su livelli record sebbene abbia completamente azzerato lo spread con il platino. Ricordiamo che le vendite sono state innescate a seguito dei dati rilasciati la scorsa settimana sul mercato dell’auto americano (riguardanti il mese di gennaio). Tali dati hanno indicato una forte contrazione rispetto al mese precedente. Il prezzo potrebbe trovare una solida base sui 1000 dollari (livello che coincide con la media mobile a 100 giorni). Successivamente i supporti più vicini sono in area 950 (media mobile a 200 giorni) e 900 - 910 $/oz. L’outlook sul lungo termine continua a rimanere positivo.

Grafico settimanale palladio (principali supporti e resistenze)

 

Eurodollaro (EURUSD)

In settimana la valuta unica si è presa una pausa di assestamento, e nonostante una FED più aggressiva del solito e nonostante l’ottima forma in cui versa l’economia americana gli acquisti hanno continuato a sostenere le quotazioni attorno a livelli record. Attualmente l’unico driver che potrebbe indebolire il cambio potrebbe essere – come già affermato in precedenza - il fattore politico (leggasi elezioni italiane). Non sono comunque da escludere movimenti tecnici spinti dalle prese di profitto, oppure i prossimi interventi dei membri del board della BCE (i quali potrebbero rispondere per le rime a Mnuchin, “colpevole” – secondo Draghi – di aver fatto indebolire eccessivamente il dollaro a scapito dell’euro). In ogni caso l’outlook rimane positivo, trovandosi il cambio molto al di sopra delle medie mobili a 100 e 200 giorni.

Grafico settimanale EURUSD (principali supporti e resistenze)

 

In breve

ORO

Resistenze

1350 - 1360

1375

Supporti

1235 - 1250

1290 - 1300

 

ARGENTO

Resistenze

17,35

17,70 - 18

Supporti

15,60 - 16,15

16,62 -16,65

 

PLATINO

Resistenze

1010

1030 - 1045

Supporti

890

910 - 915

 

PALLADIO

Resistenze

1100

1150 - 1175

Supporti

960

985 -1000

 

EURUSD

Resistenze

1,21 – 1,22

1,25 – 1,27

Supporti

1,1850

1,19

Fonti: Commerzbank, Bloomberg, Thomson Reuters.

 

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