I nuovi dazi annunciati dall’amministrazione Trump sulle importazioni di acciaio e alluminio sono stati i principali driver della settimana di borsa. Durissime le reazioni, non solo sui mercati ma anche e soprattutto in seno all’Unione Europea, tant’è che il Presidente della Commissione Jean-Claude Juncker non ha esitato a definire la mossa USA “un intervento sfacciato a difesa dell'industria americana”. Il lussemburghese ha poi continuato il proprio intervento affermando che “l'Europa non resterà immobile mentre l’industria viene colpita da queste ingiuste misure che mettono a rischio migliaia di posti di lavoro” – minacciando infine di reagire “con fermezza e con misura per difendere i nostri interessi”. Nello specifico, le nuove restrizioni commerciali, che saranno effettive a partire dalla settimana prossima, prevedono l’adozione di un dazio del 10% sulle importazioni di alluminio e del 25% sulle importazioni di acciaio. Sempre in settimana vi è stata l’audizione in senato da parte del governatore della FED Jerome Powell. Il numero uno della banca centrale americana ha provato a tranquillizzare i mercati circa le prossime mosse che saranno adottate dalla FED (reduce da un primo intervento davanti al Congresso piuttosto disastroso che aveva fatto scattare le vendite sui listini). L’esito del suo discorso è stato tuttavia piuttosto incerto, a causa dei messaggi piuttosto contrastanti che mal sono stati recepiti dagli operatori. Infatti, se da un lato Powell si era detto favorevole a 4 rialzi dei tassi nel corso del 2018, nell’ultimo discorso ha fatto intendere che vi è sì una crescita dei salari, ma non dell’inflazione. Il Governatore ha poi aggiunto che l’economia americana “non si sta surriscaldando” e che quindi – almeno in linea teorica – quattro rialzi sono forse eccessivi. Tuttavia, a confondere ulteriormente gli animi degli operatori, è stato il riferimento alla riforma fiscale di Trump, la quale – sempre secondo Powell – “metterà pressione sulla domanda, che a sua volta la metterà sull'inflazione”. Intanto le probabilità di 4 rialzi dei tassi sono salite dal 28 al 35%. Nonostante ciò, il dollaro ha continuato a perdere terreno soprattutto nei confronti dello yen giapponese e del franco svizzero mentre si è apprezzato sull’euro (quest’ultimo oggetto di vendite da parte degli operatori a causa dei timori scatenati dopo l’annuncio sui dazi).

Riguardo ai listini, il mese appena concluso – nonostante i buoni dati macroeconomici americani (con la disoccupazione ai minimi dagli anni ’70) - è stato un mese da dimenticare: la performance è stata la peggiore da 2 anni a questa parte. Bene, ma non benissimo, i dati europei sull’attività manifatturiera: L'indice PMI sia dei singoli paesi europei sia dell’Eurozona nel suo complesso ha infatti mostrato una lieve flessione dell'attività economica, rimanendo tuttavia lontano da livelli preoccupanti.

 

Oro (XAUUSD)

In settimana il metallo giallo (complici i buoni dati sul mercato del lavoro americano e la prospettiva di 4 rialzi dei tassi da parte della FED) ha subìto delle importanti pressioni ribassiste. Il prezzo è andato dunque a testare il primo forte supporto in area 1300 $/oz salvo poi recuperare e riportarsi in area 1320 $/oz. È piuttosto verosimile, a questo punto, che gli operatori abbiano interpretato il mancato sfondamento al rialzo dei 1360 $/oz come un doppio massimo di periodo. Sebbene il metallo continui ad oscillare sopra le medie mobili a 100 e 200 giorni il quadro tecnico è, nel breve periodo, neutrale e senza troppi spunti operativi. A sostenere il prezzo vi sono state tuttavia le recenti dichiarazioni sui dazi riguardanti le importazioni di alluminio e acciaio negli States che hanno messo i mercati in allerta.

Grafico giornaliero XAUUSD (principali supporti e resistenze)

Anche sul grafico settimanale l’outlook è neutrale. Il metallo permane sopra le medie mobili a 100 e 200 giorni e continua ad oscillare nel canale rialzista partito a gennaio 2017. Da monitorare con una certa attenzione l’area dei 1300 $/oz: uno sfondamento al ribasso di quest’ultima potrebbe innescare ulteriori vendite sebbene dal lato dei fondamentali le prospettive (sia per l’anno in corso sia per il 2019) rimangono rialziste. Le recenti turbolenze sui mercati (febbraio è stato il peggior mese da due anni a questa parte) sostengono il prezzo e controbilanciano il timore di ipotetici rialzi dei tassi di interesse sia negli Stati Uniti sia in Europa.

Grafico settimanale XAUUSD (principali supporti e resistenze)

 

Argento (XAGUSD)

L’argento continua a sperimentare un periodo di compressione delle quotazioni. Queste ultime faticano ad abbandonare il range 16,40/16,50 – 17,50 $/oz. Tale fase laterale si sta acutizzando nelle ultime settimane (range sempre più ristretto) ed è probabile che sia prossima a conclusione. Le quotazioni attualmente viaggiano al di sotto delle medie mobili a 100 e 200 giorni dunque l’outlook è negativo. Da monitorare con attenzione i due lati del triangolo in formazione: lo sfondamento di uno dei due è solito innescare un forte movimento direzionale (ribassista o rialzista a seconda dei driver scatenanti).

Grafico settimanale XAGUSD (principali supporti e resistenze)

 

Platino (XPTUSD)

Il metallo non ha passato il “muro” dei 1000 $/oz e perde una 40ina di dollari assestandosi a circa 950-960 $/oz. Sebbene il prezzo del metallo abbia bucato verso l’alto il canale ribassista che lo teneva sotto pressione da diversi mesi è ancora troppo presto per poter affermare che ci troviamo in un trend rialzista di lungo periodo poiché le quotazioni sono ancora al di sotto delle medie mobili a 100 e 200 giorni. Riprende ad allargarsi lo spread con il palladio (la settimana scorsa era ormai prossimo allo zero a differenza dei 30 dollari recuperati nella settimana odierna). La fase, come si può evincere dal grafico sottostante, è laterale (vedi fascia arancione) e al momento non offre spunti operativi.

Grafico settimanale XPTUSD (principali supporti e resistenze)

 

Palladio (XPDUSD)

L’ostacolo dei 1050-1060 $/oz si è rivelato essere una barriera insormontabile per le quotazioni del metallo. Il rimbalzo che ben aveva fatto sperare ad inizio settimana si è smorzato in fretta e gli orsi hanno avuto la meglio sui tori. Sebbene sia sostenuto da buoni fondamentali il metallo ha perso un po’ di interesse da parte degli investitori che probabilmente attendono quotazioni più favorevoli per ritornare nuovamente ad acquistare. Il trend è rialzista e solo una discesa sotto i 950 $/oz potrebbe innescare un forte cambiamento di sentiment. I prossimi dati sul mercato della vendita di auto potrebbero fornire nuovi elementi per meglio ponderare l’operatività.

Grafico settimanale palladio (principali supporti e resistenze)

 

Eurodollaro (EURUSD)

Il cambio pare intenzionato a non abbandonare il rettangolo nel quale oscilla da un mese e mezzo a questa parte (1,21 – 1,25). Nonostante i dazi annunciati da Trump (che colpirebbero pesantemente l’industria europea) l’euro, dopo la prima ondata di vendite, è tornato immediatamente ad essere interessante agli occhi degli operatori specie in una fase di mercato così delicata come quella che si è sperimentata nel mese di febbraio. Al momento l’outlook è neutrale e il tasso di cambio appare piuttosto bilanciato. Decisivi, come già detto nello scorso report, i prossimi sviluppi politici (in primis le elezioni italiane che si terranno domenica 4 marzo). Verso l’alto l’ostacolo da superare rimane la soglia degli 1,25 mentre verso il basso troviamo ancora i soliti supporti: 1,22 – 1,20 -1,18 ed infine 1,16.

Grafico settimanale EURUSD (principali supporti e resistenze)

 

In breve

ORO

Resistenze

1365

1375 - 1380

Supporti

1235 - 1250

1310 - 1350

 

ARGENTO

Resistenze

17,35

17,70 - 18

Supporti

15,60 - 16,15

16,62 -16,65

 

PLATINO

Resistenze

1010

1030 - 1045

Supporti

890

910 - 915

 

PALLADIO

Resistenze

1100

1150 - 1175

Supporti

950 - 960

985 -1000

 

EURUSD

Resistenze

1,21 – 1,22

1,25 – 1,27

Supporti

1,1850

1,19

 

Fonti: Bloomberg, GFMS, Goldman Sachs, MF.

 

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