La scorsa settimana si è aperta con l’esito delle elezioni federali tedesche: come previsto, Angela Merkel è uscita vittoriosa e si appresta a ricoprire il suo quarto mandato. Tuttavia, nella recente tornata elettorale il partito della Cancelliera dovrà scendere a compressi con le controparti avendo catturato solo un terzo dei voti. Le ripercussioni sui mercati si sono fatte sentire solamente sul cambio eurodollaro che ha perso terreno dai recenti massimi. I listini europei, dopo un inizio di settimana debole, hanno invece salutato positivamente la vittoria di Merkel ed hanno proseguito a macinare nuovi massimi. Gli appuntamenti importanti non si sono comunque esauriti con le elezioni tedesche: la settimana ha visto – praticamente ogni giorno – l’intervento di un banchiere centrale.

Da Draghi (BCE) a Yellen (FED), passando per Carney (BoE) e Poloz (BoC), ciò che ha accumunato tutti gli interventi è stato il tono molto prudente: i dati sulla crescita globale e sull’inflazione appaiono generalmente molto contrastanti indi per cui i numeri uno delle rispettive banche centrali non hanno voluto sbilanciarsi più del necessario.

Sempre in settimana è stata inoltre presentata la tanto attesa riforma fiscale da parte del Governo Trump. Il testo, ancora provvisorio (8 pagine prive di dettagli significati), lascia molti dubbi circa sia la probabilità che venga approvato dal Congresso, sia sul piano della sostenibilità economica. Infatti, come fa notare uno studio del Tax Policy Center (think tank indipendente con sede a Washington) a trarre i maggiori benefici dalla riforma sarebbe l’1% della fascia più ricca della popolazione (ossia coloro i quali percepiscono un reddito superiore ai 300.000 dollari l’anno). Il costo per i primi 10 anni ammonterebbe a 2,4 trilioni di dollari e salirebbe a 3,2 trilioni per la seconda decade di attuazione. Il testo, che era già trapelato alla stampa poco prima della presentazione ufficiale, aveva colto di sorpresa i mercati scatenando inizialmente forti vendite sui listini azionari. Ma, ancora una volta, la correzione al ribasso è stata vista dagli operatori come l’ennesima occasione per acquistare portando i listini non solo a recuperare la caduta, ma anche a bucare al rialzo alcune importanti resistenze psicologiche: attualmente l’indice S&P500 si trova a ridosso dei 2.520 punti, il Russell 3000 a 1.495 punti e il Dow Jones a 22.405 punti.

Ottima performance anche per i listini europei: il DAX 30 ha toccato quota 12.828, il nostrano FTSEMIB i 22.696, lo spagnolo IBEX-35 i 10.381 e il francese CAC-40 i 5.329 punti. Alla luce dei sopraccitati numeri appare abbastanza palese che, nonostante il risultato deludente delle elezioni tedesche e la crisi che sta attraversando in queste ore la Spagna a causa delle fortissime tensioni con la Catalogna, i mercati stiano attraversando una forte fase “toro”. Le notizie con un impatto potenzialmente negativo vengono sistematicamente ignorate o sottostimate; viceversa, ogni news anche vagamente positiva viene amplificata e presa come spunto per realizzare nuovi record.

 

Grafico: S&P500 (rosso), Dax (azzurro), Nikkei (giallo)

A proposito di record, anche l’indice VIX (che misura la volatilità implicita, cioè futura dell’indice S&P500) ha visto il mese di settembre come quello avente la media storica più bassa, pari a 10,60.

 

Il livello medio del VIX per nel mese di settembre 2017 è stato il più basso mai registrato.

Fonte: ZeroHedge, BoFA Merryll Linch Global Research. Dati dal 2 gennaio 1990 al 27 settembre 2017.

 

Infine, per concludere il riassunto di questa settimana segnata da record, evidenziamo come negli ultimi giorni il palladio stia venendo quotato a prezzi superiori rispetto al platino (il che, sebbene sia un fatto apparentemente anomalo, non dovrebbe stupire: le immatricolazioni di auto a benzina nell’Europa a 15 hanno sorpassato le immatricolazioni di auto a diesel e il palladio è il metallo maggiormente adottato nei sistemi di scarico delle auto a benzina).

 

Oro (XAUUSD)

Terza settimana consecutiva di ribassi per il metallo giallo. La riforma fiscale del Presidente Trump e gli interventi della numero uno della FED Janet Yellen hanno messo le quotazioni sotto pressione. Al momento il metallo ha perso 150 dollari dal rally partito nel mese di luglio e il rimbalzo di inizio settimana scatenato dalle tensioni geopolitiche è stato immediatamente assorbito. Se il dollaro continuerà a rafforzarsi a causa dei sopraccitati motivi, le quotazioni dell’oro potrebbero andare a testare i 1250 dollari l’oncia nel breve termine e i 1200-1210 nel medio. Si affievoliscono le chance di bucare la ormai storica resistenza posta a 1375 dollari l’oncia.

Grafico settimanale XAUUSD (principali supporti e resistenze)

A livello giornaliero, l’oro si è appoggiato sui 1280 $/oz. Tale livello di prezzo potrebbe offrire una solida base per un eventuale ripartenza. Tuttavia, se la corsa al ribasso dovesse continuare, nel mirino troveremmo prima un labile supporto a 1270 dollari e successivamente 20 dollari più in basso a 1250 %/oz.

 

Grafico giornaliero XAUUSD (Supporti e resistenze in azzurro/rosso)

 

Argento (XAGUSD)

Anche l’argento, come l’oro, continua ad accusare il rialzo del dollaro. Attualmente il metallo si è appoggiato al forte supporto offerto dal livello posto a 16,65 dollari l’oncia. Se il prezzo dovesse continuare la sua discesa, i primi supporti si trovano in area 16,50 – 16,35 e successivamente a 16,10 $/oz. Tuttavia, sia per l’oro così come per l’argento, è possibile che gli effetti del referendum sull’indipendenza della Catalogna e sul rinnovato governo Merkel in via di costituzione non siano ancora stati pienamente prezzati dal mercato. Tali elementi di incertezza politica potrebbero essere i futuri driver per un vigoroso rimbalzo delle quotazioni.

 

Grafico settimanale XAGUSD (principali supporti e resistenze)

 

Platino (XPTUSD)

Terza settimana di pesanti cali anche per le quotazioni del platino. Il prezzo – come era già stato evidenziato negli scorsi report settimanali – ha ormai rotto il canale rialzista formatosi da metà luglio. Il supporto a 930 $/oz è stato bucato e attualmente le quotazioni del metallo viaggiano verso l’area 910-912 $/oz. Ricordiamo tuttavia che:

- il secondo produttore a livello mondiale di platino, Impala Platinum, sta fronteggiando diversi scioperi a causa delle migliaia di probabili licenziamenti prospettati dal management in seguito alle perdite riportate lo scorso anno fiscale. Ciò potrebbe portare ad una diminuzione della produzione.

- il metallo, le cui quotazioni sono per la prima volta in 15 anni più basse rispetto a quelle del palladio (e ovviamente anche dell’oro), potrebbe iniziare ad attrarre nuovamente gli operatori della settore dei gioielli con un conseguente aumento della domanda.

 

Grafico settimanale XPTUSD (principali supporti e resistenze)

 

Palladio (XPDUSD)

A differenza di oro, argento e platino, la settimana appena conclusa è stata positiva per il palladio. Il metallo ha rimbalzato dal supporto in area 910-915 (massimi del 2014) e si è fermato nei pressi della resistenza posta a 940 $/oz. Il driver rialzista è stato fornito dai recenti dati sulle immatricolazioni di auto in Europa che hanno visto il sorpasso dei veicoli a benzina nei confronti di quelli alimentati a diesel. I fondamentali continuano dunque ad essere supportivi sebbene, come fa notare Commerzbank, le quotazioni relativamente troppo elevate del metallo combinate ad un prezzo scontato del platino potrebbero indurre i produttori ad impiegare quest’ultimo nella costruzione di catalizzatori a benzina.

 

Grafico settimanale XPDUSD (principali supporti e resistenze)

 

Eurodollaro (EURUSD)

Il cambio ha rotto il canale rialzista e ha testato l’area a ridosso di 1,17. La valuta dell’eurozona ha perso forza subito dopo l’elezione di Angela Merkel e si è ulteriormente indebolita dopo le parole pronunciate da Janet Yellen riguardo la forward guidance della FED. Se l’incertezza politica sul suolo europeo dovesse acuirsi la valuta unica potrebbe proseguire la fase ribassista in area 1,15-1,16.

Grafico settimanale EURUSD (principali supporti e resistenze)

 

Per concludere

ORO

Resistenze

1290

1310 - 1350

Supporti

1280

1250 - 1260

 

ARGENTO

Resistenze

17,25

17,70

Supporti

16,10 - 16,15

16,65

 

PLATINO

Resistenze

1032

1045 - 1050

Supporti

960

980 - 986

 

PALLADIO

Resistenze

940

985 - 1000

Supporti

910 - 912

900

 

EURUSD

Resistenze

1,18 - 1,20

1,25

Supporti

1,15 - 1,16

1,175

 

Fonti: Bloomberg, Commerzbank, Reuters, ScotiaBank, UBS, BoFA Merrill Lynch, Zerohedge.

Finito di redigere alle 22 di venerdì 22 settembre 2017.