L’anno delle grandi elezioni

Il 2024 sarà l’anno delle grandi elezioni. Saranno chiamati alle urne Paesi che, tutti insieme, coprono il 60% del Pil mondiale. Esploriamo i possibili scenari di un anno ricco di incognite, potenzialmente in grado cambiare il panorama mondiale per come lo conosciamo.

Lo scorso sabato 13 dicembre 2023 c’è stato il primo grande risultato elettorale, con l’indipendentista William Lai trionfante alle presidenziali di Taiwan. Il dragone, che considera l’isola come una propria “provincia ribelle”, si è affrettato a precisare che l’esito delle elezioni non impedirà la riunificazione sotto un’unica Cina. L’insediamento di Lai è previsto il 20 maggio; fino ad allora sarà difficile prevedere i prossimi sviluppi delle relazioni tra Taiwan e Cina. Nonostante l’isola possa contare sull’appoggio degli USA, è lecito pensare che Biden darà priorità alla politica interna in vista delle elezioni di novembre. Il destino di Taiwan resta incerto, ma il 40% dei voti ottenuti da Lai comunica al mondo un forte desiderio di indipendenza.

Russia alle urne dal 15 al 17 marzo con Leonid Slutsky (partito nazionalista Liberal Democratico) e Vladislav Davankov (Nuovo Partito Popolare) candidati a competere contro Vladimir Putin. Nessuno dei due rappresenta una minaccia per il presidente in carica, che con ogni probabilità guiderà il paese per la quinta volta.

Tra il 6 e il 9 giugno si terranno le elezioni europee, dove i partiti tradizionali si scontreranno con l’avanzata del populismo. Secondo le proiezioni, i partiti di estrema destra sarebbero destinati a godere di un’impennata di consensi.
Il trionfo del Partito per la Libertà di Geert Wilders in Olanda conferma la tendenza euroscettica in salita, accodandosi alla vittoria delle forze di destra in Italia, Finlandia e Svezia.
Europe Elects prevede il partito del parlamento europeo di estrema destra Identità e Democrazia (inclusivo di Lega, Rassemblement National e Alternative für Deutschland) vincitore di ben 11 seggi in più, con il conseguente decremento di popolarità degli eurodeputati di sinistra. Non ci sarebbero variazioni numeriche rilevanti per gli altri partiti. 

L’incognita delle elezioni negli Stati Uniti

Come anticipato, anche gli USA andranno al voto nel 2024. Gran parte dell’equilibrio geopolitico mondiale dipenderà dalla vittoria delle 60° elezioni presidenziali, che, stando alle proiezioni, potrebbe contendersi tra l’attuale presidente in carica Joe Biden e il suo oppositore ed ex presidente Donald Trump. Le nomine dei due candidati alla Casa Bianca non sono ancora ufficiali, ma la stessa vittoria delle primarie repubblicane in New Hampshire da parte di Trump avvenuta lo scorso 24 gennaio confermerebbe l'ipotesi di vedere in campo gli stessi sfidanti del 2020.
Secondo le analisi della Cnn il tycoon avrebbe dalla sua parte 27 Stati (e un distretto del Maine): 272 voti del collegio elettorale che lo proietterebbero di due punti oltre la soglia della vittoria. Joe Biden avrebbe l’appoggio di 19 Stati e 225 voti. Arizona, Pennsylvania e Wisconsin (e un distretto congressuale del Nebraska) sarebbero stati incerti, in grado di garantire 41 voti elettorali. Non sarebbero comunque sufficienti ad assicurare a Biden il rinnovo del mandato, che necessiterebbe del trionfo in almeno uno degli stati vinti nel 2020 (Nevada, Michigan e Georgia), tutti attualmente orientati verso Trump.

Nonostante i sondaggi lo vedano favorito, la strada verso lo Studio Ovale è tutt’altro che spianata per l’ex presidente. Sulla testa di Donald Trump pendono infatti decine di capi d’accusa, incluso il coinvolgimento nell’assalto al Congresso del 6 gennaio 2021, che lo ha reso “ineleggibile” per la Corte Suprema del Colorado. Se la sentenza dovesse essere accolta dalla Corte Suprema degli Stati Uniti, il tycoon perderebbe la possibilità di partecipare alle primarie repubblicane in Colorado. L’esclusione dalle primarie di uno stato notoriamente democratico non impedirebbe un eventuale ritorno di Trump alla Casa Bianca, ma aprirebbe la possibilità che altri stati fondamentali per il suo trionfo facciano appello allo stesso emendamento per eliminarlo dalle elezioni.

USA: l’accordo sul budget

Repubblicani e democratici hanno raggiunto un accordo sul budget federale, nonostante gli iniziali pareri contrari dei primi. Con un tetto di spesa fissato a 1.660 miliardi di dollari potrebbe essere scongiurato il rischio shutdown, ossia la paralisi delle attività governative. Una decisione che consente al governo federale di tirare un sospiro di sollievo, ma che è stata accolta con disappunto dal partito di destra. Il leader repubblicano Johnson avrebbe strappato, a detta di molti, troppi pochi tagli alla spesa.

Joe Biden e la crisi nei sondaggi

Nonostante l’economia statunitense sia in lieve ripresa, la popolarità del Presidente in carica continua a calare. Secondo gli ultimi sondaggi, il peso dell’inflazione e i pagamenti degli interessi sul debito pubblico sarebbero le principali ragioni del disappunto dei cittadini.

Segnali di instabilità anche dal mercato del lavoro, con un dato di 216 mila nuovi occupati che sembra contraddire i 600 mila posti di lavoro in meno segnalati dalle agenzie di collocamento. La motivazione è che un lavoratore con più occupazioni viene conteggiato tante volte quante le buste paghe che gli vengono assegnate. La maggior parte dei posti di lavoro creati negli Stati Uniti a partire da Febbraio 2023 sono stati destinati a stranieri, e quasi tutti in modalità part-time. Ecco spiegato come mai il mese di dicembre ha raggiunto il record storico di impiegati con più di un posto di lavoro. L’incremento del dato relativo all’occupazione potrebbe quindi rivelarsi solo parzialmente corrisponde al vero, quasi sempre indice di occupazioni ripetute e precarie, molte delle quali part-time. Il fatto che gran parte di queste siano state assegnate a stranieri getta altra benzina sul fuoco del malcontento dei cittadini statunitensi, che continuano a perdere, sempre più rapidamente, fiducia nel sistema governativo e di riflesso nel presidente in carica.

Taglio dei tassi di interesse: le banche restano caute

Il 2024 sarà l’anno in cui le banche centrali daranno il via al taglio del costo ufficiale del credito. I progressi nel contrasto all’inflazione e l’incremento delle catene di approvvigionamento globali hanno convinto i banchieri che il taglio dei FED funds entro la fine dell’anno sia appropriato.

Alcuni membri FOMC (Federal Open Market Committee) restano cauti e sottolineano l’importanza di mantenere i tassi più alti nel caso in cui il dato inflazionario non si spostasse chiaramente verso il target; altri ancora suggeriscono nuovi aumenti sulla base dell’evolversi della situazione economica. Indicazioni che scoraggiano l’ottimismo dei mercati, fiduciosi in tagli decisamente più netti nel nuovo anno.

L’obiettivo della BCE è ridurre l’inflazione al 2% entro il 2025: per riuscire nell’impresa, è improbabile che i tassi tornino a zero come avvenuto nel periodo pandemico. 


treasury

Le previsioni sul petrolio

I conflitti in Ucraina e in Medio Oriente sono destinati a influenzare il prezzo del greggio nel corso dell’anno. OPEC+ (Organizzazione dei Paesi Esportatori di Petrolio e alleati) ha concordato una riduzione della produzione del petrolio di circa 2,2 milioni di barili al giorno, ma la quantità potrebbe essere ulteriormente diminuita in caso di escalation del conflitto in Medio Oriente.

La situazione peggiorerebbe in modo drammatico se l’Iran fosse coinvolto nel conflitto, con una riduzione della fornitura di petrolio che la Goldman Sachs ipotizza del 20% su scala globale. Un eventuale aumento del prezzo si ripercuoterebbe sull’inflazione.

Nonostante la crescente apprensione, il conflitto israelo-palestinese non ha ancora avuto impatti significativi sul prezzo dell’oro nero.

Un anno di stallo in Ucraina

Per il 2024 non sono attese novità rilevanti sul fronte russo-ucraino. La decisione di Zelensky di costruire nuove fortificazioni sembra confermare la volontà dell’Ucraina di rimanere in difesa. Il Pentagono prevede che la Russia produrrà 2 milioni di munizioni nei prossimi due anni, in aggiunta al milione che avrebbe acquistato dalla Corea del Nord. Una quantità esigua se paragonata ai 10 milioni di munizioni usate dalla Russia nel corso del 2023, ma comunque sufficienti a superare lo scarso approvvigionamento che gli alleati dell’Ucraina sapranno assicurare nei mesi a venire.

Mentre la rielezione di Putin appare scontata e il voto in Ucraina rischia lo slittamento a causa del conflitto, Kyiv trattiene il respiro in vista delle presidenziali USA di novembre. La vittoria di Donald Trump potrebbe significare una drastica riduzione, se non la fine, del supporto statunitense all’Ucraina.

Le tensioni in Medio Oriente

Il 2024 potrebbe essere un anno di combattimenti: Israele infatti non sembra propenso a porre fine alla guerra nel breve periodo.

Dopo mesi di bombardamenti incessanti sulla Striscia di Gaza, si teme che il conflitto possa innescare una crisi senza precedenti nell’intera regione. Nonostante l’Iran abbia già promesso vendetta a Israele per la morte del leader di Hamas Saleh Arouri, è il coinvolgimento del Libano a destare più preoccupazioni. A seguito di un attacco israeliano nel sud del paese è rimasto ucciso Wissam Hassal Tawi, comandante militare di Hezbollah e membro della forza sciita filo-iraniana Rawdan. Missili anticarro sono stati lanciati dal Libano nel nord dello stato ebraico, che ha risposto con raid aerei nella zona da cui è partito l’attacco.

L’esodo verso l’Egitto dei palestinesi non accenna ad arrestarsi, ma chi rimane all’interno della Striscia deve fare i conti con fame, declino delle condizioni igieniche e distruzione delle infrastrutture sanitarie.

Mentre la guerra infuria, navi da guerra occidentali sono impegnate nella difesa delle rotte commerciali nel Mar Rosso

Canale di Suez: rischio crisi commerciale

Il conflitto in Medio Oriente si fa sentire “per mare e per terra”, con rischi molto gravi per il commercio marittimo. Il gruppo islamico radicale yemenita degli Houthi ha intrapreso atti di pirateria nelle acque del Mar Rosso, prendendo di mira ogni nave diretta a Israele. Il timore di un assalto ha spinto molte compagnie a modificare le proprie rotte, con una conseguente diminuzione dei flussi commerciali nel Canale di Suez.

L’unica rotta alternativa per le spedizioni dall’Asia all’Europa è la circumnavigazione del continente africano, con le conseguenti problematiche in termini di approvvigionamenti e di costi. Il valore dell’import-export italiano a rischio ammonta a circa 154 miliardi di euro. Al momento non sono previste conseguenze sui volumi destinati all’Italia, ma sono attesi disagi e ritardi diffusi.

Il Canale di Suez trasporta il 12% del commercio mondiale: in particolare, è cruciale per i beni inerenti al settore primario. Il 14,5% dei fertilizzanti usati in agricoltura solca le sue acque. Un aumento del prezzo dei trasporti avrebbe a sua volta ripercussioni negative sul dato inflazionario


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Geopolitica e mercati: come sarà il 2024 per i metalli preziosi?

Con una simile incertezza a fare da sfondo, non sorprende che la maggior parte delle previsioni sui prezzi dei metalli preziosi tendano al rialzo. Vediamo ora insieme una breve panoramica sulle previsioni di mercato.

Oro: previsioni 2024

Gli analisti puntano su un nuovo superamento del massimo storico del metallo giallo, avvenuto l’ultima volta nel mese di dicembre 2023. La principale prova a sostegno di questa teoria è legata alla cautela delle banche centrali in termini di tagli ai tassi d’interesse, oltre alla situazione geopolitica turbolenta.

Se invece il raffreddamento dell’inflazione si rivelasse più rapido del taglio dei tassi, le ripercussioni sul metallo giallo potrebbero essere negative.
I tagli ai tassi rendono più appetibili gli investimenti in beni privi di interessi, tra cui l’oro. Inoltre pare che in Cina la richiesta di gioielli in oro sia destinata ad aumentare nel 2024. Buone anche le previsioni relative all’incremento della domanda in India.

La discesa del prezzo registrata dopo il picco di dicembre sarebbe principalmente dovuta alla pubblicazione dei dati macroeconomici statunitensi, in particolare a quelli riguardanti il mercato del lavoro. Dati che, come visto in precedenza, potrebbero rivelarsi solo parzialmente corrispondenti al vero.

Considerato che il metallo giallo ha performato molto bene nonostante gli altri rendimenti del mercato obbligazionario USA e un dollaro forte, la tendenza al rialzo si prospetta realistica.

Argento: previsioni 2024

Anche per il fratello minore dell'oro si prospetta un anno interessante e in rialzo, anche se le performance stimate sono meno significative. Il taglio dei tassi e il conseguente indebolimento del dollaro dovrebbero tradursi in un aumento del prezzo dell’argento, ma il calo del costo del credito è quasi sempre indice di un’economia in affanno.

Investing Haven adotta una posizione ottimista sulle sorti del metallo, ipotizzando un traguardo di 34,7 dollari nel 2024. Un'altra previsione vorrebbe addirittura un picco di 48 dollari tra la metà del 2024 e la metà del 2025.
Secondo un sondaggio condotto su 2000 investitori, l’argento chiuderà il 2024 a 29 dollari. Una previsione che si avvicina alla scommessa di Goldman Sachs del 2021, secondo cui avrebbe raggiunto il prezzo di 29.50 dollari.

Un anno turbolento

In conclusione, i prossimi mesi saranno cruciali per ridefinire l'assetto geopolitico attuale e, di conseguenza, l'andamento dei mercati. Con il taglio dei tassi alle porte e l’incognita del calo inflazionario l’economia mondiale si prepara ad affrontare un anno complesso, scosso da continui venti di guerra. Minacce di nuovi conflitti si accavallano agli eventi bellici in corso, mantenendo alta la tensione nell’intero globo.

L’incertezza che accompagnerà il 2024 potrebbe spingere gli investitori verso i beni rifugio, da sempre noti per garantire stabilità mentre tutto il resto sembra affondare.



Fonti