Lo sviluppo e il lancio definitivo dei vaccini è stato un balzo in avanti nella lotta globale contro il Covid-19, ma le preoccupazioni a lungo termine sull'economia globale continuano a dominare la scena. I governi hanno varato pacchetti di stimoli fiscali senza precedenti e le banche centrali si sono impegnate a mantenere bassi i tassi di interesse a breve termine, oltre a indicare una maggiore tolleranza per livelli più elevati di inflazione.

Queste azioni, sebbene comprensibili, potrebbero avere conseguenze dannose per gli investitori. L'espansione dei disavanzi di bilancio e l'aumento dell'offerta di moneta possono aumentare le pressioni inflazionistiche, mentre periodi prolungati di politica monetaria espansiva possono influire sulla performance degli asset e distorcerne l'allocazione negli anni a venire.

Per i fondi pensione la posta in gioco è particolarmente alta. I rendimenti obbligazionari in calo e i bassi tassi di interesse hanno portato un numero sempre maggiore di gestori di fondi a considerare l'aumento delle allocazioni di portafoglio verso investimenti alternativi. Un recente sondaggio condotto congiuntamente dal World Gold Council e da Pensions Age ha evidenziato come si prevede che le strategie di portafoglio evolvano in risposta al nuovo ambiente finanziario.

Secondo il WGC, in particolare, gli intervistati avrebbero indicato di aver pianificato di aumentare le allocazioni in infrastrutture (56%), private equity/debito (36%) e immobili (14%), a scapito di classi di attività più tradizionali come azioni e, in misura minore, liquidità.

Sebbene queste classi di attività abbiano il potenziale per rendimenti maggiori, possono essere associate a livelli più bassi di liquidità e livelli più elevati di volatilità. Ciò rappresenta un rischio significativo per i fondi pensione, che mirano a raggiungere i loro obiettivi di finanziamento e gestire i costi.

L'oro, d'altro canto, è ancora relativamente poco posseduto dai fondi e i risultati del sondaggio lo confermano. Meno di un terzo (31%) degli intervistati detiene un'allocazione in oro e tra questi, il 69% ha un'allocazione tra l'1-2% del proprio portafoglio complessivo.

Con molti fondi pensione che cercano di ridurre il rischio a lungo termine potrebbe rivelarsi necessario proteggere il rendimento, oltre che generarlo. Per questo motivo un investimento in oro potrebbe essere la soluzione per simili preoccupazioni. Durante i periodi di maggiore rischio e incertezza, l'oro ne ha storicamente giovato, fornendo sia rendimenti positivi che contribuendo a ridurre le perdite di portafoglio. Il prezzo dell'oro è aumentato in media di quasi il 12% all'anno dal 1971 e in diversi periodi ha addirittura sovraperformato una serie di indici azionari, obbligazionari e di materie prime.

L'oro è un comprovato ed efficace diversificatore di portafoglio. Ha generalmente una correlazione positiva quando le azioni salgono ma, soprattutto, una correlazione negativa durante i periodi di assenza di rischio. E questa correlazione con tali asset non funziona solo in tempi di crisi; la natura polivalente della domanda d'oro (gioielleria, industria, riserva, investimento) sostiene le tendenze dei prezzi a lungo.

Tuttavia, quasi 3/4 degli intervistati (72%) associano anche l'oro a maggiori livelli di volatilità. Come per qualsiasi attività, un'allocazione non è assolutamente esente da rischi e il suo prezzo può oscillare a breve termine. Ma a lungo termine la volatilità annualizzata dell'oro è stata in media del 16-17%, sostanzialmente inferiore rispetto ad altre classi di attività tradizionali come le azioni.

Anche sotto il profilo ESG il metallo potrebbe risultare vincente. Le questioni ambientali, sociali e di governance (ESG) sono sempre più al centro dell'attenzione per gli investitori. In effetti, la consapevolezza dell'impatto è ora spesso accostata al rischio e al rendimento. Alla domanda, il 79% degli intervistati ha convenuto che i fattori ESG sono determinanti nella definizione della propria strategia di asset allocation.

Anche qui l'oro può svolgere un ruolo: il 71% degli intervistati non è d'accordo con l'affermazione secondo cui l'oro non soddisfa i requisiti ESG secondo la propria politica di investimento. Ciò evidenzia i progressi compiuti dall'industria mineraria dell'oro per garantire che sia prodotto in modo sostenibile e venga acquistato in modo responsabile. I principali partecipanti al mercato in tutta la catena di approvvigionamento hanno sviluppato e aderito a una serie di iniziative e standard del settore, rafforzando la fiducia nell'oro come risorsa di provenienza responsabile. Vi sono anche prove evidenti che l'oro può svolgere un ruolo costruttivo nella mitigazione dei rischi legati al clima, contribuendo a migliorare la resilienza del portafoglio agli impatti dei cambiamenti climatici.

Proprio in quest’ottica il fondo pensione olandese DSM ha effettuato un investimento del 5% in oro fisico a causa dei suoi vantaggi di diversificazione. L'investimento nel metallo prezioso, iniziato nell'ottobre 2020, è stato il risultato di una riduzione dell'esposizione del fondo ai titoli di stato di 10 punti percentuali.

"In passato, il fondo pensione DSM Nederland ha investito in oro come parte della sua esposizione alle materie prime", ha dichiarato un portavoce. Il nuovo investimento in oro deriva da uno studio sulla gestione delle attività e delle passività (ALM) nel 2020. "Questo studio ha dimostrato che l'aggiunta di oro al nostro mix di attività ha un chiaro valore aggiunto a causa dei suoi vantaggi di diversificazione", ha affermato il fondo. "Di conseguenza, il rischio atteso per il portafoglio è stato ridotto, mentre il rendimento atteso non lo è stato".

Il fondo pensione ha acquistato la sua ultima porzione di oro ad aprile per raggiungere la sua allocazione strategica del 5%. Il patrimonio del fondo ammonta a 7,7 miliardi di euro, suggerendo che i suoi investimenti in oro ammontano a 386 milioni di euro. Il fondo ha altresì affermato di investire solo in oro fisico.