Ieri - mercoledì 10 novembre 2021 - l'oro ha superato i recenti massimi di luglio (1834,14 $) e settembre (1834,01 $). Ognuno di questi livelli tecnici è stato superato durante la giornata di ieri, portandosi dietro un sentiment indubbiamente rialzista.

La prossima resistenza è il livello chiave di 1876,02 $. Superato questo termine, i mercati inizieranno a guardare verso i massimi oscillanti dall'inizio di giugno a 1916,53 dollari.

Ma a cosa si deve questo “improvviso” rialzo?

Oltre all'IPP statunitense e ai dati sull'inflazione cinese, l'impennata del CPI statunitense (ai massimi di 40 anni) è sembrata essere la goccia che ha fatto traboccare il vaso della narrativa sulla "transitorietà" dell’inflazione. Dopo un PPI ai massimi da 10 anni, il CPI  statunitense ha risposto alla sfida e ha riportato un dato ai suoi livelli più alti dal novembre 1990, al 6,2%, contro un'aspettativa del 5,8%, principalmente a causa dei costi energetici più elevati. Sono dati ovviamente molto più alti di quel 2%, obiettivo della Fed. Più che sulla transitorietà, ora i mercati si interrogano su quanto questa inflazione avrà un impatto sull'economia complessiva. 

Pochi istanti dopo l’uscita dei dati sul CPI, in effetti, i mercati sono passati a prezzare l’aumento dei tassi nel giugno 2022.