Il Dragone e la “febbre dell’oro”: il peso degli investitori cinesi nel mercato del bene rifugio

Il Dragone e la “febbre dell’oro”: il peso degli investitori cinesi nel mercato del bene rifugio
Prezzi dell’oro a livelli record e guerra commerciale con gli USA non fermano la Cina, che ad aprile ha incrementato le sue scorte di metallo prezioso per il sesto mese consecutivo.
Secondo i dati di mercoledì scorso, l’oro detenuto dalla People’s Bank of China (PBOC) è aumentato di circa 70.000 once (2.250.550 grammi) nel solo mese di aprile. Nell’ultimo semestre i volumi sono aumentati di quasi un 1 milione di once, pari a circa 30 tonnellate.
Al momento, ufficialmente, le riserve della Banca Popolare Cinese si attestano a 73,7 milioni di once.
Che cosa spinge il gigante asiatico a rifornirsi a tal punto di oro fisico? Le tensioni con gli Stati Uniti, certamente, ma anche l’aumento della domanda degli investitori. La guerra commerciale con l’amministrazione Trump ha scosso i mercati finanziari, sollevando preoccupazioni sugli asset USA e alimentando la domanda di beni rifugio.
Grafico delle riserve auree ufficiali della Cina in aumento fino a Marzo 2025
Riserve auree in Cina: numeri reali?
Il tesoro del Dragone potrebbe essere persino più ricco di quanto ipotizziamo. Secondo Goldman Sachs la Cina avrebbe acquistato ben 50 tonnellate a febbraio: 10 volte superiori a quelle dichiarate ufficialmente. Si parla di 1.763.700 once che, al prezzo attuale, corrispondono a oltre 6 miliardi di dollari.
Investitori in aumento
Gli investitori cinesi stanno investendo in fondi aurei a un ritmo sostenuto. Gli afflussi verso gli ETF sull’oro in Cina hanno raggiunto questo mese le 70 tonnellate, pari a circa 7,4 miliardi di dollari: più del doppio rispetto al precedente record mensile.
Sale al 6% la quota del gigante asiatico sugli ETF in oro, contro il 3% di inizio anno, con una domanda che ha rappresentato più della metà degli afflussi globali.
Ma è la sicurezza dell’oro fisico che Pechino cerca di ottenere, acquistando metallo prezioso per diversificare i propri investimenti e prendere le distanze dal dollaro statunitense.
Tensioni geopolitiche
La guerra commerciale tra Cina e Stati Uniti è in corso e si combatte a “colpi di dazi”. Sembra che Pechino abbia già iniziato a vendere i titoli del tesoro USA e, indipendentemente dall’esito del prossimo incontro in Svizzera con Washington, intenda incrementare gli acquisti di oro per far fronte alle conseguenze della politica tariffaria del governo Trump.
Il prezzo del bene rifugio dell’eccellenza ha continuato a salire dopo il ritorno del tycoon alla Casa Bianca, stimolato anche dalla “febbre dell’oro” che, proprio da novembre 2024, ha infiammato la Cina.
Una mossa strategica quella di Pechino che, oltre ad aver concesso alle banche commerciali cinesi la possibilità di importare quote maggiori di oro, ha dato il via libera per acquistare dollari (e altre valute estere) per finanziare tale operazione.
Non solo banche: cresce la domanda di oro fisico al dettaglio
Nei giorni scorsi lo Shanghai Gold Exchange ha messo in guardia sulla volatilità del mercato del bene rifugio, a causa di una vera e propria corsa all’oro degli investitori cinesi, anche i meno esperti.
Volumi di scambio mai visti nella borsa di Shanghai, capaci di gonfiare il prezzo del bene rifugio. E il trend è tutt’altro che in discesa: Goldman Sachs e China International Capital ipotizzano picchi di 4.000 dollari l’oncia; addirittura 5.000.
Così, mentre la pressione delle guerre commerciali manda in affanno i mercati, in Oriente si corre ai ripari.
Fonti:
La Cina rafforza le riserve auree in risposta alle sfide economiche
Cina acquisto in oro 10 volte quello dichiarato_SkyTg24
Cina punta sull'oro, accumulo record per rafforzare lo Yuan