La settimana è stata principalmente caratterizzata dagli interventi dei banchieri centrali. Mercoledì sono state pubblicate le minute della FED da cui sono emersi pareri contrastanti all’interno del board della Banca Centrale statunitense riguardo l’inflazione. Infatti, i componenti del Comitato federale del mercato aperto hanno espresso alcuni dubbi sul fatto che il basso tasso di crescita inflazionistico non sia solamente un fenomeno temporaneo ma, al contrario, un fenomeno di lunga durata che potrebbe persistere più del previsto. L’atteggiamento prudente della FED è stato visto dai mercati come un segno di indecisione e di incertezza: ciò ha messo il dollaro sotto pressione facendo registrare al Bloomberg dollar index la quinta seduta consecutiva in rosso. A beneficiare maggiormente della debolezza del dollaro è stato l’euro che è risalito fino a toccare quota 1,189, complici i minori timori sull’indipendenza della Catalogna che si stanno via via spegnendo.

Giovedì è stata la volta della Banca Centrale Europea. Il numero uno Mario Draghi si è detto soddisfatto della politica monetaria accomodante finora perseguita dall’Istituto di Francoforte ed ha rassicurato i mercati promettendo che i tassi di interesse rimarranno ai livelli odierni per molto tempo ancora. Draghi, che ha parlato al Peterson Institute a Washington in occasione del meeting autunnale del Fondo Monetario Internazionale e della Banca Mondiale, ha inoltre affermato che gli effetti positivi apportati dal quantitative easing sono stati di gran lunga superiori a quelli negativi. Unica nota stonata sono i salari, la cui crescita lascia a desiderare.

In settimana sono inoltre emerse – come riporta Bloomberg – alcune indiscrezioni sul tapering: la BCE starebbe studiando alcune mosse per mettere fine (molto gradatamente) al programma di acquisto di bond sovrani e corporate. Al momento non vi è nulla di certo ma è probabile che tali indiscrezioni siano state fatte trapelare volutamente al fine di sondare come i mercati avrebbero reagito alla notizia.

Nel frattempo gli indici azionari continuano inesorabili a macinare nuovi record e non sembrano affatto preoccupati delle future strette riguardanti la politica monetaria. L’S&P500 si trova sui 2550 punti mentre il DAX ha sfondato il muro dei 13.000 e viaggia verso i 13.050. L’oro, che ha beneficiato della debolezza del dollaro dopo le minute della FED, è stabile in area 1290 $/oz.

 

Oro (XAUUSD)

Dopo quattro settimane consecutive in rosso l’oro si appresta a chiudere l’ottava di borsa in territorio positivo. Come anticipato poco sopra, il metallo ha potuto beneficiare dei tentennamenti della FED circa la politica monetaria. Il range di prezzo in cui hanno fluttuato le quotazioni è stato di circa 20 dollari (1280 – 1300). Tale movimento è stato tuttavia sufficiente a bucare il canale discendente in cui era incastrato il metallo nelle ultime quattro settimane. Il principale driver rimane il dollaro e, di conseguenza, le future mosse della FED riguardo i tassi d’interesse. Sul fronte politico, la fase di stallo che stanno attualmente attraversando le contrattazioni tra Regno Unito ed Europa sulla Brexit paiono essere un valido driver per gli acquisti.

Grafico giornaliero XAUUSD (principali supporti e resistenze)

 

Argento (XAGUSD)

L’argento ha seguito il corso dell’oro riflettendo perfettamente il rimbalzo del metallo giallo. Dopo essersi appoggiato al supporto in area 16,50 $/oz l’argento è rimbalzato fino ad andare a testare la resistenza in area 17,20. Anche in questo caso il principale driver per le quotazioni è il dollaro. Supporti e resistenze visibili sul grafico.

Grafico giornaliero XAGUSD (principali supporti e resistenze)

 

Platino (XPTUSD)

In settimana il prezzo del metallo ha rimbalzato dal forte supporto posizionato in area 910 $/oz. Tuttavia le quotazioni del metallo continuano a rimanere inferiori a quelle del palladio. Anche il platino, così come il compartimento intero dei preziosi, pare essere finalmente uscito da un trend discendente di breve e si appresta ad andare a testare la resistenza in area 961 dollari l’oncia. I supporti e le resistenze sono indicati sul grafico.

Grafico giornaliero XPTUSD (principali supporti e resistenze)

 

Palladio (XPDUSD)

Il palladio continua la sua corsa verso l’alto sovraperformando gli altri preziosi. Attualmente il metallo è vicino ai massimi toccati a settembre spinto sicuramente dai buoni dati sulla vendita di auto in Cina. Visti i buoni fondamentali (offerta inferiore alla domanda) crescono le possibilità circa un ritest dei massimi in area 1000 dollari l’oncia. Come già anticipato, tuttavia, lo spread con il platino potrebbe ribilanciarsi a favore di quest’ultimo trascinando al ribasso le quotazioni nel medio termine (3 – 6 mesi).

 

Eurodollaro (EURUSD)

Il cambio è rientrato nel canale rialzista dopo aver testato l’area a ridosso di 1,16. La valuta dell’eurozona ha riguadagnato forza nei confronti del dollaro dopo i recenti commenti della FED sull’inflazione. Negli ultimi tre mesi il trading range è stato abbastanza ristretto e il cambio fatica ad allontanarsi dall’area 1,17 – 1,20. Probabilmente una certa direzionalità verrà definita a partire dal prossimo meeting della BCE in programma a fine ottobre. L’euro, così come i preziosi, non sembra aver risentito dell’annuncio di un prossimo rialzo dei tassi da parte della FED previsto nel mese di dicembre.

Grafico giornaliero EURUSD (principali supporti e resistenze)

 

Per concludere

ORO

Resistenze

1280

1290 - 1310

Supporti

1260

1215 - 1225

 

ARGENTO

Resistenze

17,25

17,70

Supporti

15,60 - 16,15

16,65

 

PLATINO

Resistenze

1032

1045 - 1050

Supporti

960

980 - 986

 

PALLADIO

Resistenze

940

985 - 1000

Supporti

910 - 912

900

 

EURUSD

Resistenze

1,18 - 1,20

1,25

Supporti

1,15 - 1,16

1,175

 

Fonti: Bloomberg, Commerzbank, Reuters, UBS.

Finito di redigere alle 15:30 di venerdì 13 ottobre 2017.