Dopo nove settimane consecutive di rialzi, il bene rifugio per eccellenza aggiusta il tiro ed entra in una fase correttiva.
Un rialzo senza precedenti: oro sopra i $4.000 per oncia
Il 14 ottobre 2025 il metallo giallo ha superato per la prima volta la soglia critica dei 4.000 dollari. Il prezzo ha trovato terreno fertile nelle turbolenze geopolitiche che hanno caratterizzato le ultime settimane: lo shutdown degli Stati Uniti, in modo particolare, con migliaia di posti di lavoro a rischio e le attività governative di un intero paese in pausa, ha scosso la sicurezza degli investitori globali, dirottando il loro interesse sui beni rifugio.
Tra i principali motori del rally dell’oro bisogna citare la Banca Centrale Statunitense (Federal Reserve), intenzionata ad allentare la politica monetaria una o più volte prima della fine dell’anno. Il primo taglio, di 25 punti base, è avvenuto il 29 ottobre, ed è stato preceduto da un sensibile aumento del valore del metallo prezioso. Tassi più bassi riducono infatti il rendimento degli investimenti obbligazionari e alimentano l’attrattiva di asset come l’oro, che non producono interessi ma mantengono il valore nel tempo.
La debolezza del dollaro ha ulteriormente alimentato il mercato del bene rifugio che, essendo quotato in valuta americana, aumenta il suo valore per gli investitori esteri nel momento in cui il biglietto verde vacilla.
Il rapido incremento del bene rifugio ha infine innescato un’inevitabile componente speculativa: quella che gli analisti definiscono “fear of missing out”, vale a dire la paura di essere tagliati fuori da un trend positivo.
La correzione dell’oro: persa la soglia di supporto critica
Il grafico sottostante mostra l’andamento dell’oro nel mese di ottobre. La correzione del prezzo ha spinto il metallo giallo sotto la soglia psicologica dei 4.000 dollari, pur mantenendosi ancora ben sopra il supporto chiave dei 3.850 dollari.

Questa brusca correzione era attesa persino dal mercato rialzista del metallo prezioso, che l’ha definita “salutare”.
Lunedì 10 ottobre l’oro ha subito un ulteriore calo rispetto alla discesa della settimana scorsa, a causa del raggiungimento di un accordo commerciale tra Stati Uniti e Cina. Il gigante asiatico ha inoltre beneficiato di una ripresa del proprio mercato azionario: evento che potrebbe potenzialmente ridurre l’appetito locale per il mercato dei beni rifugio.
La situazione è migliorata anche sulla sponda opposta dell’oceano, con i rendimenti dei titoli del Tesoro USA a dieci anni saliti sopra il 4%, nonostante il taglio dei tassi d’interesse previsto dalla Fed nel mese di ottobre.
Il ribasso dell’oro non deve dunque sorprendere: anzi, secondo Nicky Shiels – responsabile della strategia su metalli presso Pamp – i mercati rialzisti hanno bisogno di correzioni del genere per eliminare le bolle speculative e garantire la durata del ciclo.
Momento strategico di ingresso nel mercato
La correzione del prezzo del metallo giallo non dovrebbe quindi sorprendere gli investitori, né allontanarli dal mercato del bene rifugio. Le prospettive sul medio-lungo termine restano saldamente orientate al rialzo, supportate in modo particolare dagli acquisti delle banche centrali e dall’incertezza geopolitica.
L’andamento dell’oro fisico non va osservato nell’ottica di segmenti temporali di pochi mesi, ma in un periodo di tempo sufficientemente lungo da consentire al mercato di ammortizzare i mutamenti economici e politici della nostra era.
Per rendersi conto di quanto il metallo giallo possa rivelarsi performante, è sufficiente osservare il grafico di monitoraggio dall’anno 2020.

Si osserva come le correzioni in un arco temporale ristretto siano perfettamente normali per questo tipo di asset, che in un periodo di tempo dilatato si prospetta comunque destinato a crescere.
L’incredibile performance dell’oro nel 2025 indica molto di più di un banale rally. Sembra piuttosto che il mercato non reagisca più a shock di breve periodo, ma a una profonda perdita di fiducia nei confronti delle politiche economiche e monetarie.
Goldman Sachs prevede che l’oro toccherà i 4.900 dollari entro la fine del 2026, mentre JP Morgan si sbilancia e ipotizza che il metallo giallo supererà la soglia psicologica dei 5.000 dollari entro la fine del prossimo anno.
La finestra di ribasso che vediamo in questi giorni non rappresenta dunque un’inversione di tendenza, ma un’opportunità di ingresso per gli investitori interessati a una diversificazione strategica del proprio portafoglio.
Fonti
- Oro oltre i 4mila dollari l’oncia, valore record
- Perché il prossimo grande movimento dell’oro sarà più probabilmente al ribasso
- L’oro scivola in una “correzione salutare”
- L’oro si prende una «pausa»
- Gold back above $4000
- Gold price hits new ATH of USD 4,002
- JP Morgan sees gold prices averaging $5,055 per ounce by late 2026


