L’oro, simbolo di ricchezza e prestigio fin dagli albori della civiltà, ha avuto un ruolo centrale in molti aspetti della cultura umana. Meno noto, forse, è il suo ruolo nella tradizione culinaria, declinato nella sua versione edibile. Scopriamo insieme com’è nata e come si è evoluta la passione per l’oro alimentare.
L’uso dell’oro edibile non è una novità del XXI secolo: già nell’antica Cina, in Egitto e in India l’oro veniva utilizzato a fini medicinali e come elemento di benessere e prosperità.
In epoche più recenti, l’oro veniva spesso consumato dai nobili europei, non solo per ostentare la propria ricchezza, ma anche seguendo la credenza che potesse donare longevità e benessere.
Nel corso del XX secolo, con la democratizzazione del lusso e la crescente fascinazione per la gastronomia, l’oro ha iniziato a guadagnare terreno anche nelle cucine di alto livello. L’aumento di richieste di esperienze culinarie uniche ha visto molti chef utilizzare l’oro commestibile come guarnizione e decorazione per piatti e bevande unici.
Il boom mediatico di programmi culinari e l’esplosione della condivisione social delle esperienze culinarie hanno ulteriormente alimentato la popolarità dell’oro alimentare, trasformandolo da semplice ingrediente a simbolo di una cucina sofisticata e lussuosa.
Ora che abbiamo approfondito com’è nata e come si è evoluta questa tendenza, è importante rispondere alla domanda: come si ottiene l’oro alimentare?
La versione commestibile del celebre metallo prezioso viene prodotta attraverso un processo di martellamento, trasformando i lingotti d’oro in foglie sottilissime.
Questo oro, spesso con una purezza di 22 o 24 carati, viene poi trattato per renderlo sicuro per il consumo umano. L’oro è in ogni caso chimicamente inerte, il che significa che non reagisce con il nostro corpo e passa attraverso il sistema digestivo senza essere assorbito.
Oggi l’oro alimentare si trova in una varietà di prodotti e preparazioni: non solo in ristoranti stellati, ma anche in prodotti di pasticceria, cioccolatini, cocktail e persino in alcune versioni di street food.
L’oro edibile viene utilizzato in foglie sottilissime, polveri o lamine, e trova applicazione in dolci, carni, sushi e bevande.
Numerosi chef italiani e internazionali hanno incorporato l’oro alimentare nelle loro creazioni. Volti noti dell’eccellenza culinaria Made in Italy, come Massimo Bottura e Carlo Cracco, hanno presentato piatti con tocco d’oro nelle loro degustazioni. A livello internazionale, Gordon Ramsay e Alain Ducasse sono solo alcuni dei nomi di spicco che hanno giocato con la brillantezza e la texture dell’oro nei loro piatti.
L’oro alimentare non ha sapore e non aggiunge valore nutrizionale ai piatti. Il suo fascino risiede principalmente nell’aspetto visivo e nel simbolismo: rappresenta lusso, eccellenza e un senso di esclusività.
Inoltre, la sua lucentezza e texture aggiungono un elemento di sorpresa e novità a piatti e bevande tradizionali. Risulta infatti scontato che quando parliamo di oro alimentare si fa riferimento all’oro giallo, ovvero quello del colore che più di tutti caratterizza e distingue questo metallo prezioso.
La tendenza dell’oro alimentare è un esempio di come la gastronomia vada ben oltre il semplice cibo. Si tratta di un’arte, un’esperienza e un’espressione della cultura.