Dopo il vertiginoso aumento del mese scorso, l’oro ha subìto un brusco ribasso all’inizio di novembre. Una discesa che ha turbato gli investitori, molti dei quali hanno deciso di liquidare la propria posizione in oro fisico per timore di un’inversione di tendenza.
Il bene rifugio per eccellenza, ben lungi dal deludere il mercato rialzista, è stato protagonista nelle ultime settimane di una graduale risalita che lo ha portato a consolidarsi sopra $4.100 l’oncia. Osservando il grafico, che mostra l’andamento dell’oro nel mese di novembre, è possibile constatare chiaramente la tendenza alla stabilizzazione degli ultimi giorni.
Debolezza del dollaro e tagli Fed: i fattori che spingono il prezzo dell’oro
Il dollaro debole e le aspettative su un nuovo taglio dei tassi d’interesse sono al momento i principali fattori di rialzo. Lo shutdown più lungo della storia statunitense ha avuto importanti ripercussioni sulla valuta nazionale, rafforzando la convinzione che la Federal Reserve (Fed) allenterà ulteriormente la stretta sulla politica monetaria nel mese di dicembre.
Gli ultimi dati economici mostrano una crescita inferiore alle attese per le vendite al dettaglio: i consumi si sono notevolmente indeboliti dopo l’estate. In crescita, ma in linea con le stime, i prezzi alla produzione, che hanno subìto un incremento dello 0,3%.
In crisi la fiducia dei consumatori statunitensi, che a novembre registra il crollo al tasso più rapido degli ultimi sette mesi: il relativo indice è in discesa a 88,7 punti, penalizzato dall’incertezza legata al mercato del lavoro e all’economia.
A scuotere ulteriormente la sponda opposta dell’Atlantico arriva la notizia di una possibile sostituzione di Jerome Powell alla guida della Fed. A prendere il suo posto potrebbe essere Kevin Hassett, direttore del Consiglio Economico Nazionale alla Casa Bianca, di tendenze notoriamente dovish – ovvero orientato verso tassi d’interesse bassi per stimolare i consumi, l’economia e gli investimenti. L’elezione di un Presidente più accomodante potrebbe penalizzare il dollaro, agevolando ulteriormente la salita dell’oro.
Oro: previsioni e prospettive per il 2026. Sarà un nuovo “Anno d’Oro”?
Nel corso dell’anno corrente il metallo giallo ha registrato la migliore performance dal 1979, con un aumento di oltre il 50% da gennaio.
Merito senza dubbio delle banche centrali, che continuano ad acquistare oro per diversificare le proprie riserve – prendendo sempre più le distanze dagli asset in dollari – ma anche di un clima geopolitico sempre più incerto, fomentato dall’aggravarsi della guerra in Ucraina e dalla politica tariffaria statunitense.
Anche gli investitori privati contribuiscono all’incremento del prezzo del bene rifugio, scegliendo sempre più spesso il metallo prezioso per ampliare le allocazioni del capitale.
Resta da chiedersi se il 2026 si rivelerà un “anno d’oro” come quello che l’ha preceduto.
La domanda complessiva, grazie soprattutto alle banche centrali, supera attualmente l’offerta disponibile. Bisogna poi sottolineare la sovraperformance dell’oro rispetto al biglietto verde e il suo livello di negoziazione insolitamente ampio, il maggiore dal 1980, fattore che contribuisce a delineare una prospettiva fortemente positiva per il 2026. Infine, l’offerta mineraria aumenterà in modo molto modesto nel corso del prossimo anno, con una produzione di 3.715 tonnellate
Il quadro rialzista che se ne ricava conferma l’oro come asset strategico, utile per proteggere il capitale degli investitori dai rischi di tempi sempre più incerti.
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