La domanda di oro nel primo trimestre è stata di 815,7 tonnellate, praticamente pari al quarto trimestre 2020, ma in calo del 23% rispetto al primo trimestre dell’anno precedente.

La domanda di gioielli - 477,4 tonnellate - è stata superiore del 52% da un anno all'altro. Il valore della spesa per gioielli nel primo trimestre - 27,5 miliardi di dollari - è stato il più alto dal 2013.

L'investimento in lingotti e monete è stato sostenuto in primis dalle aspettative di aumento delle pressioni inflazionistiche e in secondo luogo dai prezzi inferiori rispetto ai massimi registrati lo scorso anno, stimolando così la domanda dei consumatori. Sebbene il prezzo medio dell'oro nel primo trimestre sia stato superiore del 13% rispetto al 2020, è diminuito del 4% su base trimestrale. La domanda di lingotti e monete d'oro ha così conosciuto il terzo trimestre consecutivo di crescita, raggiungendo le 339,5 tonnellate (+ 36% da un anno all'altro), il migliore dal 2016.

La crescita della domanda dei consumatori è stata però compensata da forti deflussi dagli ETF garantiti dall'oro. Le partecipazioni globali in ETF sono diminuite di 177,9 tonnellate (9,5 miliardi di dollari). I mercati occidentali hanno guidato le vendite poiché i tassi statunitensi sono aumentati bruscamente e il dollaro USA si è rafforzato.

Il primo trimestre ha visto livelli continui di acquisti netti da parte delle banche centrali: le riserve auree ufficiali globali sono aumentate di 95,5 tonnellate, il 23% in meno rispetto allo stesso periodo nell’anno precedente ed il 20% in più su base trimestrale. I movimenti registrati in Ungheria (+ 63 tonnellate) e in alcuni Paesi limitrofi hanno sovracompensato gli ingenti deflussi della Turchia (- 31,5 tonnellate)

Quanto alla domanda del comparto industriale/tecnologico, è cresciuta dell'11% da un anno all'altro nel primo trimestre, stante la ripresa della fiducia da parte dei consumatori.

Infine, per quanto riguarda l’offerta di oro nel primo trimestre, è interessante notare che l’estrazione è cresciuta fino al livello più alto mai raggiunto nel primo trimestre, con 851 tonnellate. Le ultime stime indicano che la produzione mineraria è aumentata del 4% rispetto al primo trimestre del 2020. Ciò è sicuramente dovuto a un minor numero di interruzioni correlate al Covid-19 rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente, nonché alla maggiore produzione da parte di alcune miniere. Rispetto al trimestre precedente la produzione è diminuita del 5%; va altresì segnalato che i primi tre mesi segnano solitamente il periodo più debole dell'anno, principalmente a causa delle fluttuazioni stagionali legate all'inverno nella produzione russa e cinese. Nondimeno, la crescita della produzione mineraria è stata controbilanciata da un calo del riciclaggio, in gran parte in risposta all'indebolimento dei prezzi dell'oro (- 8%). Complessivamente, sebbene la produzione di nuovo oro sia cresciuta da un anno all'altro, l'offerta globale di oro è diminuita del 4% su base annua (e del 17% su base trimestrale).

 

Segnali positivi

Il mercato dell’oro sta guadagnando nuova forza dalla domanda (investimento, gioielleria e industria) secondo l'ultimo rapporto trimestrale del World Gold Council.

In primo luogo, la domanda globale di oro del trimestre è stata stimata a 815,7 tonnellate, quasi la stessa del quarto trimestre del 2020. Ma il segnale più interessante deriva dal fatto che la crescente domanda in oro fisico ha quasi completamente compensato i grandi deflussi dagli ETF. Le vendite su quest’ultimo settore hanno raggiunto il corrispettivo di 177,9 tonnellate nel primo trimestre, ma sono ora ai minimi. Ciò è sicuramente di buon auspicio supponendo, come è lecito attendersi, che i deflussi non riprendano e gli investimenti in fisico, la domanda di gioielli e quella industriale continuino in questo trend. Al momento il sentiment verso l'oro come asset di investimento sembra essere diventato complessivamente più positivo, il che dovrebbe appunto scongiurare ulteriori vendite di ETF, o potrebbe persino invertire la tendenza recente e vedere alcuni nuovi depositi.

Per quanto riguarda il fisico, l’investimento in lingotti e monete è aumentato del 36,6% da un anno all'altro, a causa dei prezzi più bassi e la ricerca di hedging contro il timore delle imminenti pressioni inflazionistiche.